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Il libro “Il tempo della favole” di Elena Ana Boata ci restituisce una dimensione altra nella quale il lettore si ritrova osservatore di un mondo nuovo dove tutto è possibile, dove i sogni diventano realtà, le speranze si nutrono di aspettative, gli animi umani si affratellano. Sono pagine nelle quali non manca l’ilarità e la gaiezza di una voce adulta che va a scavare nella parte più ingenua e innocua di sè stessa riscoprendosi fanciulla.

“Il tempo delle favole” edito da Kimerik è un libricino delizioso, una raccolta di racconti che sebbene il titolo ci conduca nel mondo delle favole, ha molto a che fare anche con le fiabe come quelle di Esopo o come i racconti della cultura popolare di ogni Paese del mondo.

È un libro che segue il filo rosso tracciato dai grandi come Nelson Mandela che consegna ai più piccoli il celebre testo delle sue fiabe africane o Italo Calvino con le fiabe italiane.

Il lavoro di Elena Ana Boata ci ricorda il mirabile lavoro di Gianni Rodari, pietra miliare non solo nella letteratura per ragazzi ma egli stesso pedagogista. Ma se volgiamo lo sguardo al passato, “Il tempo delle favole”, ci riconduce agli studi di Giuseppe Pitrè che nella Sicilia del secolo scorso ha raccolto fiabe, novelle e racconti popolari lasciandoci un’eredità di impareggiabile valore.

Soffermandoci nel dettaglio il libro ha una bellissima veste grafica che vede all’interno le illustrazioni a cura di Patrizia Moscone e un’apertura particolarmente emozionante. Si tratta di una poesia che appare come un invito per adentrarsi in una lettura appassionante che ci fa compiere un viaggio nel tempo e nello spazio, nella fantasia e nella realtà.

Leggendo ci si piò ritrovare in una giungla poi ai tempi di Leonardo Da Vinci e ancora sulla Luna. D’un tratto si è in compagnia degli angeli che ci danno una lezione di multiculturalità e integrazione. Sono storie nelle quali si affrontano questioni legate alla tutela dell’ambiente o che offrono dei consigli sulle buone abitudini per avere un sano stile di vita. Ci ricordano anche come essere felici di ciò che si ha e di non cadere nella trappola dell’avarizia, della prepotenza o dell’arroganza. Ci insegnano a coltivare i propri sogni, a vedere la bellezza della diversità e l’unicità di ciascuno di noi, a non sottovalutare mai la cultura e la tutela dei tesori artistici. Ci offrono storie di riflessione sul bullismo e di come l’unione fa la forza. Ci ricorda come la vendetta sia un sentimento ignobile da sostituire ad un dignitoso senso della giustizia.

È la storia di un cambiamento quella narrata in “Lei e Irene”, di qualcosa di inaspettato che sovverte tutto e sorprende. Uno stupore che si tramuta in un sentimento puro e prezioso.

La relazione tra Irene e Sara crea un divario e mette a dura prova quanti cadono nell’inganno dell’ipocrisia fingendo di avere larghe vedute e di essere in grado di non avere pregiudizi per poi cadere nei propri limiti.

Attraverso vari personaggi che fanno da cornice ad un’autentica storia d’amore Elena Ana Boata si addentra nei meandri di un universo colmo di emozioni che coinvolgono il lettore compiendo un viaggio esperenziale.

Non manca neppure in questo lavoro letterario, la presenza dei bambini infatti il piccolo Mathias ha un ruolo importante che stravolge la vita di Stefano, il fratello di Sara, il quale scopre di avere un figlio solo quattro anni dopo la nascita. Il fanciullo sarà in grado di donare gioia e stupore diventando egli stesso fautore di una serie di cambiamenti radicali che si verificheranno nella vita di molti.

La semplicità lessicale dell’autrice è sinonimo di profondità d’animo, la ricercatezza delle argomentazioni affrontate esprime la volontà di analizzare il vero significato del concetto di libertà.

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