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Siamo a Belluno. Corre l’anno 1943 e l’Italia è in guerra. La vita cambia per tutti anche per Laura, la protagonista del libro “Qui Radio Londra” scritto da Vanna Cercenà e pubblicato in una nuova versione editoriale da Lapis.

La ragazzina costretta a lasciare la scuola, deve fuggire insieme alla madre Miriam senza sapere bene il perché per poi ritrovarsi a San Rocco, un paesino tra i monti in Veneto. Il padre Pietro è un soldato e sta combattendo un conflitto bellico spietato.

Poco distante dalla casa del nonno Valentino, un antifascista, c’è un rifugio alpino che si rivela essere la base d’appoggio di un gruppo di partigiani impegnati a fare la Resistenza sulle montagne.

L’unico modo per sapere cosa sta accadendo nel resto del mondo, è una vecchia radio nascosta nell’armadio del nonno.

Tra giochi, scuola, amicizie, sorprese e avventure, si snoda una storia che ha come sfondo le tragiche vicende della guerra, raccontate dalla voce metallica di un’emittente radiofonica clandestina: Radio Londra.

“L’unico che pareva non perdersi di coraggio era nonno Valentino. Le notizie di Radio Londra, secondo lui, erano confortanti. Laura, che era riuscita a sentirla una volta, pensò che in quella città dovevano essere tutti matti. Come potevano delle persone serie trasmettere frasi come Felice non è felice; è cessata la pioggia; la mia barba è bionda? <<Sono messaggi segreti>> le spiegò la mamma. <<Li trasmettono per far sapere le cose solo a chi conosce il codice>>”

Il racconto si svolge nell’arco di tempo che va dall’estate 1943 e la primavera del 1945, un periodo tragico anche per l’Italia. Gli ebrei, i rom, gli omosessuali e tutti coloro che erano ritenuti “indesiderabili” scappavano dallo sterminio di massa ordinato da Hitler.

La narrazione suddivisa in capitoli risulta essere accattivante per il giovane lettore che attraverso questo prezioso libro può immaginare la vita dei propri coetanei in un momento storico particolarmente triste.

Eppure il messaggio che prevale è quello di un popolo che ha lottato coraggiosamente fino ad ottenere la libertà: “L’ultimo giorno di aprile fu liberata Belluno. A San Rocco scesero i partigiani dalle montagne; tutti si abbracciavano per la strada e i due o tre paesani che suonavano alle feste improvvisarono un’orchestrina nella piazza delle capre. […] Le donne allestirono velocemente le tavole posando alcune assi sui cavalletti come facevano per i matrimoni; poi raccolsero un po’ di farina gialla e qualche fetta di formaggio in tutte le case e misero su i paioli per fare la polenta. Al crepuscolo, finalmente liberi dalle imposizioni del coprifuoco, al suono di “Bella ciao” si banchettò allegramente per la strada a base di polenta e formaggio fritto. […] Quelli che seguirono furono giorni strani. C’era una diffusa euforia e nello stesso tempo ansie e timori per il domani che li aspettava. […] Un improvviso suono di campane vibrò nell’aria; da tempo non risuonava una voce così festosa nella valle”.

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