Ascoltare il ritmo delle stagioni, accogliere i frutti e da questi generare quello che Rina Durante definiva l’oro del Salento ossia l’olio è un’abitudine che appartiene alle generazioni che hanno preceduto i giovani di oggi. C’è però un risveglio che si nota nella nostra amara e amata terra qual è il Salento e vede come protagonisti i ragazzi che sentono sempre di più l’esigenza di rispondere a un richiamo antico e sempre nuovo, necessario e inevitabile.

Non è la prima volta che su questo blog io vi racconto storie simili a quella che tra poco narrerò e può sembrare strano che uno spazio dedito ai libri e alla letteratura si soffermi con ripetuta ostinazione su un argomento che può coinvolgere solo gli addetti ai lavori. E invece no… non c’è storia più bella di quella scritta tra gli alberi d’ulivo.

Non sarà la xylella e neppure gli studi riguardo le tecniche di trattamenti e potature di questa pianta, tutti da apprendere, a fermare un gruppo di temerari che ieri, domenica 5 novembre, in Contrada Montemadre ha iniziato a raccogliere le olive di 15.000 alberi confiscati a un imprenditore di San Vito dei Normanni in quanto coinvolto in attività criminali di carattere mafioso.

La confisca è avvenuta nel 2011 e quell’azienda agricola che comprende oltre all’uliveto anche 10 ettari di vigneto è ora di proprietà del comune che intende offrirla a beneficio della comunità.

A raccontarmi questa storia è Roberto Covolo, Presidente della Cooperativa Qualcosa di diverso, che oltre a gestire le attività di Ex Fadda (spazio ricreativo, locale per spettacoli ed eventi) si occupa da qualche mese della gestione di quest’area.

“Adesso stiamo cercando di capire come rendere produttiva l’azienda che è stata finora in stato di abbandono. Occorre fare dei lavori importanti, trattamenti, potature per poter tornare alla reale produttività delle piante qui presente e al tempo stesso stiamo cercando di capire come assolvere la missione sociale di questa azienda inserendo persone con disabilità che già lavorano all’interno dei nostri circuiti” mi spiega Roberto aggiungendo “L’obiettivo è quello di aprire l’azienda alla comunità locale attraverso una serie di iniziative e attività di educazione ambientale che prevedano il coinvolgimento dei bambini”.

Lo dice guardando i miei figli che sono stati molto più efficienti di me durante il raccolto. Tiziano e Nausica infatti hanno voluto calarsi totalmente nel ruolo di contadini apprendendo alcune tecniche di raccolta e aiutando gli esperti che con un’ammirevole impegno hanno lavorato duramente.

Il team efficientissimo è composto da Valerio D’Amici, referente provinciale di Libera; Patrizio Epifani che si occupa della comunicazione; Sara Mondaini, designer che ha disegnato il ristorante XFood; Ginevra e Marco che lavorano all’Ex Fadda e poi c’è Dilaver, il capomastro, che insieme alla moglie sono i custodi della zona.

“Il fatto di gestire un ristorante ci permette anche di immaginare la costruzione di un orto per provare a fare un km0 e vorremmo anche che alcune aree dell’azienda agricola fossero donate ai cittadini che vogliono gestirne porzioni per progetti personali che siano sperimentali o produttivi”. Ascolto Roberto e ammiro il suo entusiasmo e la sua tenacia. Siamo vicini ad uno degli alberi secolari dell’area e mentre conversiamo osserviamo il resto della truppa che è operativa mentre amici e parenti giungono con bibite e spuntini gustosi.

Il clima è festoso tanto da non far avvertire la stanchezza di chi è già a lavoro dalle prime luci del mattino. C’è un bel tepore nell’aria e il sole d’autunno filtra delicato tra i rami.

L’arrivo del trattore attrae i bambini che ci salgono incuriositi, si svuotano i secchi colmi di olive e si prosegue senza sosta a spostare le reti e a scuotere i rami.

Si pregusta il sapore dell’olio che si produrrà e si ragiona insieme sul nome da dare al futuro marchio.

Vengono fuori idee bizzarre e si sorride davanti a questa nostra epoca a volte beffarda altre invece dispensatrice di speranza. E’ il nostro un tempo nobile e inquieto che appare come un grande libro ancora tutto da scrivere ma c’è chi la storia la sta già facendo.

Concludo questo articolo citando alcune considerazioni di Donato Valli, illustre intellettuale salentino che di recente ci ha lasciato, tratte dal libro “L’onore del Salento” Ed. Manni.

“L’olio ha qualcosa di recondito, possiede la virtù crismale della fortezza che non cede alle avversità. Esso coniuga insieme la pazienza sedentaria dell’ulivo e la tenacia pietrosa della terra che lo nutre della sua povertà, della sua millenaria aridità. […] La laboriosità degli abitanti coincide con l’umiltà di questa pianta umile e solenne, utile e tenace; tanto che essa è diventata simbolo di queste due virtù essenziali della popolazione: umiltà e laboriosità, appunto. […] Come la poesia è il simbolo dell’umanità, così l’olio è il simbolo della pazienza e della sanità. Togliete la poesia all’umanità e troverete al suo posto l’alienazione, l’abbrutimento; togliete l’olio all’umanità e vi troverete la rozzezza, la malattia, tutto ciò che è il contrario della civiltà”. 

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