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“Piccole esistenze” (Ianieri Edizioni) è il terzo lavoro letterario di Lorenzo Fusoni che racconta la storia di Horace Prynton, trentacinquenne, vicedirettore di “The Rider”, prestigiosa rivista letteraria di New York. L’uomo vive a Manhattan, in un appartamento sulla Broadway, è sposato con Hariel e la coppia ha due splendidi bambini, Anne e Tommy.

Il protagonista di questo romanzo ha tutto ciò per poter essere felice ma qualcosa da tempo lo assilla.

“Io non sono io. O meglio, se sono io, sono anche qualcos’altro”.

È certo di aver vissuto una vita precedente. L’uomo infatti ha continue reminiscenze che si alternano nella sua memoria insieme a dei fulminei frammenti di un passato trascorso in altre epoche storiche.

I ricordi che giungono improvvisi appaiono sempre più nitidi e inducono inesorabilmente Horace Prynton a seguire il richiamo di un tempo antico a lui sconosciuto. Per quanto queste rievocazioni lo tormentino, lui sembra esserne affezionato fino ad ammettere che senza di esse non potrebbe vivere.

Il racconto che scorre in modo fluido e armonioso è vergato in prima persona. Ciò favorisce la comprensione di un testo che appare ironico, sagace, ingegnoso ma anche profondo, introspettivo, lucido perfino cinico.

“Vi è mai capitato di interrogarvi sulla ragione d’esistenza di certe persone? In altri termini: vi siete mai chiesti perché esse sono e a che cosa servono? Non sto parlando di qualcuno in particolare; vorrei dunque che evitaste di concentrarvi sul cinismo naturalmente insito nella domanda o che vi allontanaste da essa attraverso la scorciatoia del relativismo, obbiettando magari che tali individui (sul motivo della cui esistenza vi ho appena chiesto di interrogarvi) potrebbero chiedersi la stesa cosa di voi o di me. Lasciate che per un attimo il vostro pensiero sia guidato dall’istinto”.

C’è un volto che è immagine ricorrente nella mente di Horace. È quello di Amaelia, un viso angelico scolpito nella memoria dell’uomo fin da quando era un bambino. Horace è perdutamente innamorato di Amaelia ma non ha alcuna certezza della sua reale presenza nella vita attuale. Sfuggente ed enigmatica, affascinante e misteriosa, l’immagine ossessiva della donna diventa un tormento per Horace che cerca di raggiungerla ma lei risulta essere impalpabile e inafferrabile.

Il personaggio femminile così ammaliante compare di continuo in un racconto che attraverso un escamotage stilistico accoglie una narrazione quasi parallela a quella principale, fondamentale per delineare i contorni di una figura importante per la vita di Horace.

Storie, vicende, situazioni si alternano in un’alchimia di circostanze spazio temporali al limite della realtà, dove passato e presente sembrano incontrarsi in un limbo riservato ai visionari. Le molteplici suggestioni costringono l’uomo a interrogarsi sulle “Piccole esistenze” che affollano la sua vita dove per assurdo è tutto autentico e neppure il lettore può incappare nell’errore di credere ci siano delle ambiguità.

“La mia anima è una sola ma si è spostata, attraverso gli anni, in corpi differenti. È riuscita a sconfiggere la morte. Sto esprimendo, lo ammetto, concetti formalmente ingiustificabili, da alienato. Ma questo è ciò che sento, ed è più di un sospetto o di un tormentoso dubbio. E in virtù di tale prospettiva mi chiedo se la mia anima soltanto sia riuscita in questa impresa o ce ne siano anche altre come la mia: anime vittoriose (o sospese), coscienze in bilico tra esperienze presenti ed esperienze trapassate”.

Il romanzo non è esclusivamente un testo d’amore ma soprattutto un’appassionante analisi psicologica sulla mente umana. Lorenzo Fusoni si addentra nella complessità della vita e lo fa con scaltra dimestichezza linguistica tale da donare una misteriosa malia ad una storia che sembra contenerne una moltitudine.

“Siamo abituati a pensare che si possa vivere soltanto una vita alla volta… evidentemente non è così”.

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