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Sono sussulti di vita le raccolte poetiche di Marcello Buttazzo, “autentico lirico vivente verseggiante in questa eterna latitudine d’Italia”, scrive Vito Antonio Conte nella prefazione dell’ultima silloge pubblicata da I Quaderni del Bardo dal titolo “Nei tuoi arcobaleni e altre poesie”.

Sono cinquanta i componimenti che costituiscono il corpo di un volume delicato e potente che contiene il precedente lavoro editoriale “Verranno rondini fanciulle” e si presenta con un dipinto di Francesco Pasca in copertina.

C’è qualcosa di fragile in questa nostra esistenza che solo l’animo dei più attenti è in grado di narrare. Una narrazione in versi è quella che ci offre Marcello Buttazzo nelle sue liriche che conducono in territori inesplorati.

Sospesi in uno spazio morbido e un tempo fanciullo che “odia la sfrontatezza della velocità”, i versi si susseguono in un eterno ritorno alla parola, raffinata e generosa, generatrice di emozioni. E in questo “esercizio d’esperanto” c’è l’amore che sostiene il peso della leggerezza di un viaggio verso “irraggiungibili chimere” dove il cuore capace di guardare oltre “sa di stagioni perse e di sospiri imprigionati”.

Tra lo stupore e la meraviglia il poetare di Buttazzo trova dimora in un verseggiare armonioso dal suono ammaliatore. È un canto universale il suo stile che sembra contenere in sé il coraggio e la paura dell’essere umano ma soprattutto ci rammenta la nostra vera natura, quella di riconoscersi come fragili esseri desideranti.

Nell’intensità delle emozioni ci si perde in un arcobaleno di immagini sagaci che restituiscono al lettore l’intensità del vivere: “Una vita/di corse e rincorse/di salite vertiginose/di cadute rovinose”.

Una quiete sempiterna sostiene la poesia che matura nella “stagione dell’anima”. Imperitura è la vertiginosa appartenenza al tempo della poesia dove si può essere “clessidre capovolte”. E noi, lettori/spettatori sentiamo di scivolare in un limbo fatto di silenzio, fondamentale per fare entrare le parole migliori. È un modo questo per sentire la voce della poesia di Buttazzo, una melodia che insegna la calma, la pazienza e ci avvicina allo stupore del mondo.

Con lo sguardo rivolto al passato che appare come una “terra inondata d’amore”, Buttazzo ambisce al futuro dove “un’altra vita è possibile” donandoci un nuovo lavoro poetico, un miracolo della semantica, in grado di farci avvertire gli istanti poetici dell’esistenza.

Non ha confini, margini, ristrettezze la poesia del nostro amico che nelle sue esortazioni illustra il senso più profondo del poetare: “Usciremo/con l’anima desta/ad abbracciare il mondo,/a ricercare/quel granello/che è ragione di tutte le cose”.

“Tra l’attimo e l’infinito” di Giuseppe Fioschi è un libriccino di poesie edito da Spagine con le note di lettura a cura di Mauro Marino e Marcello Buttazzo. Si tratta di una raccolta che ha il potere di cogliere ciò che c’è nel sottofondo di noi stessi.

È un testo che ci riporta all’attenzione nei confronti del mondo. Leggendo i componimenti di Fioschi si riconosce la capacità di “salvare le parole dalla loro esistenza momentanea, transitoria e condurle verso ciò che è durevole” scrive Mauro Marino.

L’autore di questo audace libro attraversa il tempo come se fosse “attratto da visioni… miraggi della coscienza”. È un cammino costante quello percorso dal poeta che lascia traccia dietro di sé con lo scopo di andare “oltre l’incomprensibile”.

Il suo girovagare, il suo “camminare pedalando”, trova pace “all’ombra di uno specchio” dove Fioschi non ha timore a riconoscere le proprie paure, debolezze, sofferenze. L’umano sentire emerge “tra l’attimo e l’infinito”, negli sguardi attenti, assorti, nella dolcezza dei viaggi per le campagne rifiorite e nella brezza di un vento nel quale annullarsi e sentirsi parte di un tutto.

In questi istanti, Fioschi “sa scorgere il lucore oltre l’ultimo orizzonte” scrive Marcello Buttazzo aggiungendo: “C’è nei suoi scritti un anelito vibrante, una passione panica, una Natura ridente, un paesaggio sempre vivo e presente”.

 

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