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Ai bambini regaliamo la potenza delle parole, facciamo loro sentire il peso che esse possiedono, cospargiamoli di bellezza senza cadere nella melassa retorica che rischia di banalizzare questo periodo dell’anno.

Ieri a Giurdignano durante il laboratorio di lettura che ho tenuto nel Villaggio di Babbo Natale ho esortato i più piccoli a immaginare insieme un mondo migliore partendo dalla parola.

Questa se forte e incisiva saprà tramutarsi in azione.

Con questi intenti ho letto “L’autobus di Rosa” di Fabrizio Silei e Maurizio Quarello edito da Orecchio Acerbo.

Cosa racconta la storia?

A Detroit nella grande sala dell’Henry Ford Museum è esposto un autobus. Un uomo afroamericano insieme al suo nipotino salgono a bordo e il nonno inizia a raccontare una storia, quella narrata ed illustrata nel libro “L’autobus di Rosa” di Fabrizio Silei e Maurizio A.C Quarello edito da Orecchio Acerbo in collaborazione con Amnesty International.

Siamo a Montgomery in Alabama, è il primo dicembre 1955 e Rosa Parks, donna nera di 42 anni, è salita su quell’autobus dove c’è anche l’uomo che sta ricordando una data che segnò l’inizio del cambiamento. L’autista vedendo Rosa Parks seduta su uno dei posti destinati ai passeggeri bianchi, quelli della fila centrale, le ordina di alzarsi ma dinanzi a quell’intimidazione, la donna rimane impassibile pronunciando con determinazione un “no” irremovibile. Di fronte a un tale diniego, l’autista chiede l’intervento della polizia che arresta la donna per poi essere condannata il 5 dicembre di quello stesso anno per aver violato la legge.

Il rifiuto di Rosa rappresenta una grande ribellione contro una serie di forme di razzismo e da allora la donna è divenuta un’icona dei diritti civili. In seguito a quel rifiuto la comunità afroamericana decide di boicottare gli autobus di Montgomery per far comprendere come anche i passeggeri neri avessero diritto ad essere trattati in modo cortese e di sedere liberamente su qualsiasi fila dell’autobus dove a guidarli ci sarebbero potuti essere anche autisti neri. Questa pacifica forma di protesta durata oltre 380 giorni terminò il 20 dicembre del 1956 quando entrò in vigore una legge che dichiarò incostituzionali gli autobus segregazionisti dell’Alabama.

Il nonno che quel giorno era su quell’autobus ricorda tutto in maniera nitida e racconta al nipote i terribili anni della segregazione razziale quando nelle scuole i bianchi frequentavano classi differenti dai neri e nei locali pubblici era vietato l’ingresso alle persone di colore; ricorda anche di uomini incappucciati che picchiavano e uccidevano i neri senza pietà. Il bambino non crede alle sue orecchie e ascolta con attenzione il nonno commosso, una commozione che porta con sé un rimorso: quello di non aver sostenuto la battaglia di Rosa Parks e di non aver avuto lo stesso coraggio della donna.

Quando l’editoria per ragazzi si sofferma su storie come quella di Rosa Parks infondendo coraggio e senso di giustizia tra i lettori merita un plauso. Non è semplice né scontato che un editore scelga di diffondere vicende che vanno oltre l’immaginario propinato ai bambini perché a mettersi in gioco c’è principalmente l’adulto il quale si interroga esattamente come fa il nonno. Quanti no pronunciamo nella nostra quotidianità per difendere i diritti di coloro che subiscono soprusi e prepotenze?

Bisogna prima di tutto avere il coraggio di scegliere da che parte stare e se a prevalere è la paura allora pensiamo a Rosa Parks che ha saputo trasformare quel sentimento non in rabbia e neppure nell’odio ma in un profondo senso di giustizia che ha trovato risonanza in un’intera popolazione stanca di essere vittima di un disprezzo ingiustificato e inaccettabile.

“Quel giorno la storia mi passò a fianco ed era un autobus, mi sfiorò e io non seppi salirvi” si ripete il nonno che non si perdona la mancata prontezza nel sostenere la battaglia di Rosa Parks: una lotta individuale rivolta alla collettività. Nel riconoscere quella debolezza, l’uomo non nasconde al nipote il proprio errore e lo esorta a non avere timore nel ribellarsi davanti a una prepotenza perchè non accada mai più una simile angheria.

 

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