Categories:

Questa è la storia di un ragazzo spigliato, caparbio, onesto, dall’aria simpatica, un po’ impertinente e coraggioso. Si chiamava Giancarlo e sapeva muoversi con scaltrezza tra le strade di Torre Annunziata, Castellamare di Stabia e i paesi della costa vesuviana a bordo della sua auto. Era impossibile non notare quella decappottabile verde che attraversava le vie di un territorio tutto da raccontare.

Il giovane Giancarlo era un ventenne impavido che di cognome faceva Siani e la sua vicenda sono in pochi a non conoscerla perché di lui si è scritto e parlato moltissimo. Da quel fatidico 1985 la memoria legata alla vicenda del cronista de “Il Mattino” ci ricorda le basi del buon giornalismo, quello che indaga, scopre, denuncia, scuote le coscienze, apre nuove piste di indagine, smuove, sollecita, interroga, pone quesiti e spesso offre risposte.

Sebbene siano trascorsi diversi anni dall’omicidio di Giancarlo Siani è sufficiente una semplice sollecitazione per immaginare con immediatezza il “biondino” intento ad intervistare i politici ponendo loro domande imbarazzanti o chino sulla tastiera della sua Olivetti Lexikon 80 a stilare gli articoli che hanno decretato la sua morte.

Negli ultimi anni il desiderio di far rivivere l’impegno del giornalista campano si è palesato in svariati modi: convegni, film, pubblicazioni editoriali, manifestazioni, emittenti radiofoniche a lui intitolate, trasmissioni televisive. Nel proliferare delle iniziative nobili d’intenti e veritiere nei contenuti, ne spicca una narrata egregiamente nel recente libro di Paolo Miggiano “NA K14314 Le strade della Méhari di Giancarlo Siani” pubblicato da Alessandro Polidoro Edizioni a cui l’autore stesso ha preso parte.

In occasione del ventottesimo anniversario della morte di Giancarlo Siani, la sua auto, l’ormai celebre Citroen Méhari verde targata NA K14314 è stata messa in funzione e ha attraversato quelle stesse strade un tempo percorse dal giovane reporter.

Il viaggio voluto dal fratello di Giancarlo, Paolo Siani, e organizzato dalla Fondazione Pol.i.s. con il Coordinamento Campano dei familiari delle vittime innocenti, l’Associazione Libera e l’Associazione Ossigeno per l’informazione è stato un evento unico. Molteplici sono i significati insiti in una iniziativa ricca di messaggi che partono dalla storia di Siani quindi dal passato per riflettere su alcune dinamiche che riguardano il presente.

Leggendo il lavoro letterario di Paolo Miggiano si nota come il testo nasca dalla necessità di soffermarsi su ciò che è avvenuto nei mesi precedenti e che ha visto il coinvolgimento di molte persone, ma non solo. Non è stata l’esperienza straordinaria ad indurre lo scrittore a scriverne un libro. È stata la volontà di denunciare l’incapacità di non essere riusciti a fermare ciò che col tempo si è in realtà diffuso e divenuto sempre più forte: il potere mafioso che ha generato corruzione in tutti i settori della vita sociale, politica, imprenditoriale.

Paolo Miggiano ricorre con rispetto alla storia di Siani per contestare gli abusi e i soprusi di un sistema sempre più guasto. Ecco perché quello con la Mèhari si è rivelato un viaggio eccezionale, “Un viaggio che va oltre la vicenda di Giancarlo Siani” perché di fatto è stato “un viaggio dentro le ipocrisie, dentro alle parole di circostanza vuote e stanche”.

Stufi della retorica, dei clichè, dei discorsi di circostanza, dell’antimafia da salotto c’è chi ha voluto rimettere in moto un’auto che rappresenta la storia, la battaglia, l’impegno, l’onestà non solo di Giancarlo Siani ma di tutti coloro che come lui hanno creduto nel principio della democrazia, della libertà di stampa, della giustizia, della verità.

“La Méhari ora è tornata. Ha percorso un lungo viaggio, durato due lustri. Per molti anni, come Ulisse, ha vagato per le terre mediterranee in un viaggio incerto. Sono stati anni lunghi che l’hanno modificata nell’aspetto, le manca pure qualche pezzo e qualche fanalino è rotto e, come l’Odisseo omerico, è tornata cambiata, con qualche acciacco, portando con sé gli ideali di un tempo. Un lungo vagare verso la terra del ritorno. Un viaggio che non conosce inganno e neanche la vendetta. Non importa se anche qui qualcuno, come i Proci a Itaca bivaccavano nella reggia, ha fatto danze macabre. Torna nella sua terra la Méhari e come l’eroe di Itaca vuole vedere cosa è cambiato, chi ha tradito, chi è rimasto fedele.”

Dedica riflessioni acute Paolo Miggiano, scrittore attento alle questioni relative il tema della difesa dei diritti.

Lo ricordiamo in “A testa alta” dove l’autore racconta la storia del commerciante Federico Del Prete che ha combattuto come sindacalista a sostegno dei commercianti ambulanti e ancora in “Ali spezzate” nel quale lo scrittore racconta la storia di Annalisa Durante, vittima innocente della criminalità organizzata, e in altri numerosi scritti dai quali si evince una profonda sensibilità.

Non c’è mai banalità nelle frasi di Paolo Miggiano ma solo un sincero interesse nello scoperchiare le ipocrisie; nel sollevare interrogativi; nel voler comprendere in profondità le strategie della criminalità andando oltre quello che i media ci propinano spesso con superficialità; nel chiedere con determinazione nuove leggi più severe contro il crimine mafioso e favorire in maniera più immediata la tutela dei familiari delle vittime di mafia; nel sostenere la cultura e il giornalismo vero come quello di cui fu artefice Giancarlo Siani. Una produzione giornalistica che Paolo Miggiano definisce essere una “letteratura possente” perché di fatto il cronista ha vergato degli articoli di una tale forza narrativa che il giornalismo sconfina nella letteratura.

Paolo Miggiano racconta di aver avuto un grande privilegio nel guidare l’auto di Giancarlo Siani e affiancare quanti si sono alternati nella guida della Méhari come Roberto Saviano che del testo ha firmato la quarta di copertina così come Don Luigi Ciotti, i diversi esponenti politici, i giornalisti, gli attori, i preti tutti sinceramente motivati nel ricordare Siani e con loro varcare le stesse strade percorse dal cronista de “Il Mattino”, uscire dai confini campani e attraversare l’Italia per raggiungere quei luoghi dove altri volontari hanno condiviso gli stessi valori e ideali per poi approdare a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo.

La cronaca del viaggio appassionata e coinvolgente è il nobilissimo scopo che ha indotto Paolo Miggiano a soffermarsi sulla vicenda di Giancarlo Siani con la convinzione che:

“Siani è la sua Méhari, uomo libero, fiducioso nel futuro e pieno di energia positiva, e domande, con la stoffa dello scrittore e il fiuto del grande cronista, la sua Citroen Méhari di colore verde è il perfetto simbolo della passione di questo ventiseienne che ogni giorno percorreva l’autostrada della vita con il vento tra i capelli e un taccuino fra le dita, con la voglia di scoprire di guardare un po’ più in là, solo per amore e sincerità.”

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *