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“Il mistero del London Eye” scritto da Siobhan Dowd, tradotto da Sante Bandirali, pubblicato da Uovonero nella collana “I Geodi” con prefazione di Simonetta Agnello Horbny e vincitore del Premio Andersen 2012 nella categoria Miglio libro oltre i 12 anni racconta la storia di tre ragazzi: Ted, Kat e Salim. I primi due sono fratelli mentre l’ultimo è il cugino.

Ambientata a Londra, la vicenda vede Salim che giunge in visita con la madre Gloria separata dal padre di origini indiane, in casa degli zii prima di trasferirsi a New York.

Vedere il London Eye, la grande ruota panoramica della città, è la prima cosa che i cugini fanno insieme ma per una strana coincidenza Salim sale da solo sulla ruota per poi non vederlo più. Il ragazzo sembra essersi dileguato nel nulla.

Momenti di panico e di terrore si susseguono fino a chiedere l’intervento della polizia e a fare un appello in tv.  A compiere le ricerche ci sono anche i fratelli Ted e Kat che con arguzia sanno ricostruire ogni istante e avanzare delle ipotesi che riescono a districare il bandolo della matassa. In particolare Ted stila una serie di “teorie” che si rivelano fondamentali per seguire la strada che conduce i personaggi verso Salim.

A narrare questa avvincente avventura è Ted, un ragazzino autistico affetto da sindrome di Asperger, appassionato di meteorologia; non si separa mai dall’uniforme scolastica anche quando è in vacanza; ripete spesso la stessa frase; odia il contatto fisico; non sa dire le bugie; memorizza tutto con estrema facilità; non ha amici; emette strani grugniti quando è imbarazzato; non conosce il linguaggio del corpo; non comprende la mimica facciale e non sa interpretare le emozioni di chi gli sta accanto.

Con una struttura perfetta e geniale, la narrazione impeccabile trasporta il lettore in una trama ricca di suspense ma soprattutto di tematiche particolarmente interessanti come la disabilità, la multiculturalità, l’emarginazione e i rapporti familiari.

Guardando il mondo attraverso gli occhi di un adolescente “nel cui cervello gira un sistema operativo diverso da quello delle altre persone” il testo di Siobhan Dowd sembra avere gli strumenti linguistici e sintattici per coinvolgere quanti si accingono alla lettura provando ad andare oltre le apparenze e tentare di immedesimarsi nel “diverso”.

Senza banalità o inutile retorica, l’autrice ci racconta come tutto “dipende da che parte guardi le cose” ed è in queste parole che risiede il senso di un testo che non è solo un giallo, un libro d’avventura o un racconto intriso di mistero. È un’opportunità per osservare la vita con uno sguardo nuovo.

In libreria è disponibile la versione audiolibro letta da Pietro Sermonti realizzata in coedizione con Emons (https://emonsaudiolibri.it/audiolibri/il-mistero-del-london-eye )

 

 

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