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Si svolgerà alle ore 16:00 presso il Fondo Verri, a Lecce, una riunione con gli utenti di tutti i centri diurni di salute mentale per affrontare la questione relativa al rischio chiusura.

[Com. stampa] Il 31 gennaio 2018, dopo quasi trent’anni anni di attività, chiuderanno i Centri Diurni di Riabilitazione Psichiatrica dei Centri di Salute Mentale del DSM della Asl di Lecce.
La fine di una esperienza unica e virtuosa del Servizio Sanitario pubblico.

Non si parla soltanto di 23 operatori che perdono il lavoro, ma di “manicomio”!
La Regione Puglia sceglie di sbarazzarsi di un Servizio che restituisce cittadinanza e autonomia ai pazienti, con l’intento di medicalizzarlo.

La scelta è meramente economica: in una società che mira al profitto dei pochi e dei privati, non è assolutamente possibile coniugare creatività e cultura con benessere e salute!

Questi Centri restituiscono benessere con la cultura, la creatività, la filosofia, la conversazione, la ricerca…
Si esprimono e si praticano con l’attivazione di progetti, collaborazioni, scambi con il Territorio…
Attraverso interventi autentici e responsabili ri-educano collettività e ambiente trasformando il concetto di malattia mentale!

Ciò è accaduto in Salento, grazie ad una lunga esperienza sia culturale sia terapeutica, rendendo ad Asl e Regione enormi risparmi, non solo a livello contrattuale nei confronti dei 23 operatori, ma soprattutto alla grandissima diminuzione di ricoveri e Trattamenti Sanitari Obbligatori!

È dovere della Regione Puglia e della Asl di Lecce fare chiarezza.

Se esiste una follia che non può essere “curata” con la Creatività e le Relazioni Umane, come mai per quasi trent’anni tutto ciò è stato consentito?
Come mai, da un lato si afferma l’insostituibilità delle figure sanitarie nei Centri Diurni perché provviste di competenze mediche e dall’altro si è lasciato gestire più di 200 pazienti psichiatrici all’anno a 23 operatori sprovvisti di tali competenze?

Qualcosa non torna: o le azioni poste in essere sinora hanno dimostrato la loro valenza terapeutica e quindi vanno riconosciute a tutti gli effetti di legge o il Regolamento che norma i Centri Diurni va sostituito da un altro.

Stiamo parlando di un lungo lavoro che sta per scomparire grazie alla scarsa immaginazione progettuale di un’Azienda Sanitaria e per il pressappochismo politico di una Regione nel non dare prospettive e risposte ad un problema ormai annoso.
Da una parte, l’Azienda Sanitaria di Lecce non ha mai proceduto all’adeguamento dei Centri Diurni ai requisiti minimi stabiliti dal Regolamento Regionale n. 7 del 27 novembre 2002; non ha mai realmente difeso l’originalità e l’unicità di una esperienza che pur tra mille difficoltà è sopravvissuta all’imperante privatizzazione dei Servizi Sanitari; non ha mai cercato di restituire una formazione istituzionalmente riconosciuta agli operatori, impegnata com’era a promuovere concorsi per Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica ed uno status espressamente medico.

Dall’altra, la Regione Puglia, invoca un Regolamento mai considerato e mai finanziato, un regolamento che in sostanza lavora per la privatizzazione dei servizi sanitari.
La Regione Puglia stupisce innanzi a qualcosa che la riguarda direttamente e a cui mai ha voluto prestare la giusta attenzione.

Oggi quindi, invece di legittimare e finanziare la messa a norma di uno stile di lavoro che ha dimostrato di saper produrre salute, integrazione e risparmi con interventi riconosciuti non solo in ambito medico ma anche a livello universitario, sociale e familiare, la Regione Puglia CHIUDE I CENTRI DIURNI!
Si, chiude, pretendendo di ignorare un tempo durato quasi trent’anni, con la prospettiva di creare dei ‘nuovi’ Centri Diurni gestiti da figure infermieristiche e sanitarie…
In altre parole la costruzione di un “moderno repartino psichiatrico”, in cui, quando va bene, si può fare intrattenimento.

Una scelta che ignora e calpesta ogni diritto umano, legale, terapeutico, esistenziale e politico, per non parlare dei 23 operatori che per tutti questi anni hanno vissuto in un limbo di attese, umiliazioni, disagi, precarietà, sottrazione di Diritti, competenze e titoli; titoli sicuramente acquisiti durante la lunga esperienza o comunque già in possesso.

A TUTTI I CITTADINI, UTENTI, FAMILIARI, ADDETTI AI LAVORI, ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO E ASSOCIAZIONI DEI FAMILIARI…
Vogliamo ricordare che i Centri Diurni non sono un optional ma un Servizio previsto per legge!

E’ arrivato il momento di porre fine alle ansie, ai timori che si generano allo scadere di ogni proroga;
è arrivato il momento di fermare i disagi che continuamente costringono a interrompere progetti e iniziative condizionando le vite degli operatori e quelle degli utenti;
è arrivato il momento di restituire ciò che per quasi trent’anni è stato dato anche al di là delle ore di lavoro e di un contratto che non rispecchia mansioni e competenze svolte!

È arrivato il momento che ASL e Regione si organizzino per porre rimedio alle lacune istituzionali sinora prodotte e di cui, i 23 operatori, non sono responsabili ma lavoratori sfruttati.
E’ arrivato il momento di riconoscere dignità e continuità ad valore culturale e terapeutico, che, quando è servito, è stato usato da Asl e Regione per far vetrina di “buone pratiche”… Tuttavia, la cultura non è vetrina di parole… ma pratica quotidiana, costruzione, solidarietà, incontro!

Nel frattempo, prossimi alla fine, pronti a continuare a resistere innanzi a tanta indifferenza, tipico di chi non intende cercare soluzioni, confronti, testimonianze, perfino la formale burocrazia che per anni ha dimostrato che le nostre non sono chiacchiere

CHIEDIAMO SOSTEGNO E SOLIDARIETA’
SCRIVENDO SOTTO NEI COMMENTI
IL TUO NOME, COGNOME E CITTA’.

LA TUA FIRMA NON IMPLICA NIENTE DI LEGALE, SARA’ UNA SEMPLICE DIMOSTRAZIONE DI CONDIVISIONE.

LECCE, 24 gennaio, 2018

Gli operatori dei Centri Diurni afferenti ai Centri di Salute Mentale della Asl di Lecce nei territori di Lecce, Lequile, Campi Salentina, Nardò, Strudà, Galatina e il Centro per la Cura e la Ricerca sui DCA nel territorio di Lecce.

 

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