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Dopo “Rondò” ed “E invece io” Davide Grittani torna con il romanzo  “La rampicante” pubblicato da LiberAria Editrice nel quale l’autore affronta delle argomenti particolarmente interessanti come l’adozione e i trapianti d’organo. Si tratta di tematiche la cui trattazione richiede una grande sensibilità, la stessa che si evidenza nel lavoro editoriale dello scrittore che ispirandosi ad una storia realmente accaduta all’inizio degli anni Novanta in Liguria dà vita ad un personaggio del tutto singolare, Riccardo Graziosi.

Il ragazzo durante l’adolescenza scopre di essere stato adottato e la dolorosa scoperta lo costringe a fare i conti con una realtà fatta di ipocrisie e bugie apprendendo un’altra dura verità sulla sua figura paterna: Cesare Graziosi è un usuraio, un uomo abituato a comprare l’affetto e il rispetto degli altri. A quest’uomo cinico e senza scrupoli, il destino gli riserva un’occasione preziosa per cogliere il senso del dono: un trapianto d’organi può consentirgli di continuare a vivere e forse questa opportunità può permettergli di riflettere sui propri errori.

“<<Cesare non m’ha adottato, ha comprato il silenzio di Giovanna. Ha spento il suo dolore nell’unico modo che conosce, pagando. Fosse dipeso da lei, pora donna, non m’avrebbe mai voluto. Per questo l’ho amata più di tutti, perché è stata l’unica che con me non ha mai finto. Cesare non m’ha adottato, ha comprato pure me. Come ha fatto con tutta quella gente. Non li ha aiutati, gli ha rubato l’anima. E ti dico una cosa, sore’… ha comprato pure te. Quando meno te l’aspetti, arriverà il conto. E toccherà pagare. Non mi cercate più, se lo fate vi denuncio!>>”

La storia ambientata nelle Marche vede Riccardo diventare un uomo che sceglie di vivere la sua vita. Sposato con una donna che ama sinceramente deve però scontrarsi con delle nuove avversità. La giovane coppia non riesce ad avere dei figli e questo getta entrambi nello sconforto finchè un giorno Riccardo incontra Edera.

“Cominciò così, sotto un cielo altissimo che faceva il tifo per quell’amicizia, il legame tra due esseri umani gettati via nello stesso modo in cui si gettano i sogni avariati”

Edera è una bambina di cinque anni che vive in una famiglia disagiata, colpita da una grave forma di paracusia, una patologia che provoca delle allucinazioni uditive. Nella sua testa si alternano delle voci che la turbano profondamente e le causano gravi crisi epilettiche anche se queste sembrano donare alla fanciulla, una misteriosa saggezza.

“In questa bambina così strana e guasta, che ho conosciuto come “la figlia della scema”, in questa bambina così vicina alla mia sfregiata sensibilità, credo di aver visto il migliore degli scarti di fabbrica. Un avanzo talmente perfetto da essere sprecato per questo mondo. Un pezzo tagliato così male dagli ingranaggi dell’umanità, da rappresentare il diamante dell’imperfezione. Edera è la vita che cercavo, la figlia che non merito. L’essenza di tutti i miei errori”

Riccardo si affeziona a Edera e decide di prendersi cura di lei o forse sarà la bambina ad aiutare il protagonista di un romanzo che sembra scavare nel profondo dell’animo umano, lì dove risiedono i turbamenti che come una rampicante si aggrappano alle nostre paure, debolezze, contraddizioni e si annidano nel buio dell’ambiguità.

“Chi l’ha detto che le cose belle hanno bisogno di luce? Basterebbe imparare dall’edera, che si nutre di crepuscolo e al riparo da sole compie silenziosi prodigi: seppellisce gli errori, nasconde le differenze, soffoca le vendette. Sopravvive a tutto, anche agli uomini”

Intanto la questione relativa al trapianto d’organi suscita in Riccardo una curiosità morbosa tale da voler scoprire l’identità del donatore, una ricerca accompagnata dall’inquietante quesito: “Ci siamo meritati tutto ciò che abbiamo avuto?” a scriverlo è l’autorevole firma di Dacia Maraini nel prezioso commento che fa al romanzo aggiungendo un’altra interessante riflessione: “La donazione degli organi resta il più misterioso e affascinante metodo per tornare a nascere. Sono davvero pochi i romanzi che se ne sono occupati senza scadere nella banalità, quello di Davide Grittani lo fa addirittura con una discreta dose di cinismo”.

“I trapianti sono il tentativo più nobile per ingannare la morte, il più miracoloso dei vagiti, l’unico modo che abbiamo per rinascere, eppure non interessano a nessuno. Succede ogni giorno, ma non ci facciamo caso”

Commuove, sorprende, coinvolge, disarma, stordisce, scuote, consola, condanna. Il nuovo libro di Davide Grittani è un inno alla fragilità, è il tentativo di attraversare la vita con la stessa forza irruente di un raggio di luce che penetra tra i rami di una pianta, è la capacità di riconoscere con consapevolezza tutto ciò che si genera nelle persone e nei legami che si intersecano come una matassa. In queste pagine non ci sono risposte né ovvietà, non compaiono ridondanti clichè o inutili banalità ma la coerente e vigorosa abilità di narrare la vita che come l’edera “Risorge se la estirpano, ricresce se la tagliano, reagisce se la umiliano”.

 

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