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“Sono venuta al mondo il 21 maggio 1799, in una piccola casa che per un lato si affacciava sul mare e per l’altro su una piazza dall’orizzonte ristretto. Eravamo a Lyme Regis, un paesino arroccato tra la scogliera e il mare, nel sud dell’Inghilterra, in una regione che si chiama Doret”

È così che ha inizio la storia di Mary Anning raccontata da Annalisa Strada nel libro https://www.editorialescienza.it/it/libro/la-cacciatrice-di-fossili.htm“La cacciatrice di fossili”. Pubblicato da Editoriale Scienza nella collana “Donne nella scienza” il testo è arricchito dalle illustrazioni di Daniela Tieni.

La storia della paleontologa britannica probabilmente sarebbe rimasta sconosciuta se un giorno il famoso scrittore Charles Dickens non le avesse dedicato un articolo sulla rivista All Year Around per cui lavorava.

“Nelle pagine di quella prestigiosa testata parlò di lei come della figlia del carpentiere che aveva saputo conquistare un nome tutto per sé. Un’impresa grandiosa per una donna povera, non istruita e non sposata che seppe insegnare qualcosa a scienziati che stavano segnando il corso della storia”

Con queste parole viene descritta una delle protagoniste della Storia divenuta personaggio principale di un volume particolarmente interessante e avvincente per i piccoli lettori.

Scritto con la maestria di chi conosce il linguaggio dei bambini, Annalisa Strada verga un racconto colmo di messaggi: la bellezza della curiosità che è il vero motore di ogni scoperta; la volontà di conoscere e apprendere puntando unicamente sulle proprie risorse; la capacità di sostenere i pregiudizi, frutto di una società bigotta, e l’ingiustizia nel non ricevere i meritati riconoscimenti; la passione autentica che sta alla base di un lavoro di incredibile valore.

Mary sin da bambina adorava raccogliere pietre in compagnia del padre, il suo vero mentore. Un uomo saggio che coltivava l’interesse per un settore che in quel periodo era poco conosciuto… la storia è accaduta nel 1800. La ricerca dei fossili non era solo un’attività da affiancare alla gestione della loro bottega, un piccolo negozio indispensabile per sostenere una famiglia numerosa e molto povera, ma era soprattutto un’opportunità per immergersi in un mondo affascinante fatto di scoperte sensazionali.

“Per gli abitanti di Lyme Regis e della costa, l’esistenza di quegli oggetti pietrificati era un fatto normale, da non discutere nemmeno, e ci avevano ricamato sopra qualche storia interessante che faceva nascere supposizioni affascinanti”

Per Mary e il padre invece quelle pietre non erano amuleti o talismani, ma veri e propri reperti storici da studiare e osservare con il massimo dell’attenzione per conoscere la vita avvenuta in un passato remoto.

Le illustrazioni poetiche e delicate aiutano il lettore ad immaginare un’adorabile bambina dallo sguardo vivace, che a forza di stare al mare aveva i capelli incrostati di salsedine e la pelle cotta dal sole e indurita dal vento. Lei conosciuta come “la ragazza con il martello e il cagnolino”, il suo amico fidato e inseparabile. Lei così simile al padre, con lo stesso sguardo e le stesse mani, operose e scaltre. Lei così diversa dalle coetanee, così unica. In grado di porsi mille domande, di non accettare nulla di precostituito, di non accontentarsi delle spiegazioni semplicistiche ma abile nel saper pensare, ragionare, intuire, cogliere, percepire.

“Le bambine della mia età stavano a casa con le madri, imparavano le faccende domestiche e semmai venivano incaricate di piccole commissioni. Invece la mia occupazione principale era raccogliere ciottoli e spaccare grumi di calcare”

Straordinaria era la sua capacità di ragionamento, impeccabile erano le sue osservazioni sempre molto acute. La lungimiranza e l’intelligenza spiccata hanno reso Mary Anning l’autrice di molti ritrovamenti importanti nel campo dei fossili marini dell’epoca giurassica, tra cui i primi scheletri completi di ittiosauro e plesiosauro. Il suo lavoro ha contribuito ai fondamentali cambiamenti del pensiero scientifico riguardo alla storia della terra avvenuti all’inizio del diciannovesimo secolo.

La scrittura intervallata in capitoli brevi e ben costruiti su un impianto narrativo solido mette in risalto non solo la vicenda relativa all’esistenza di una grande studiosa, ma è anche e soprattutto un mezzo per soffermarsi sulle conseguenze di una forma mentis retrograda che ha considerato la donna inadatta a ricoprire alcuni ruoli.

Negli approfondimenti posti a chiusura del libro, troviamo una scheda nella quale è possibile soffermarsi sull’episodio in cui Georges Curvier accusò Mary Anning di aver falsificato lo scheletro dell’ittiosauro unendo parti di ossa appartenenti ad animali diversi. C’è poco da sorprendersi se sempre in questo dettagliato paragrafo leggiamo di come nello stesso periodo in cui Mary Anning fece i suoi ritrovamenti, sulla costa di Dorset ne avvennero altri altrettanto importanti per merito della moglie di un dottore del Sussex, Gideon Mantell, che non menzionò mai il nome di sua moglie, Mary Ann, e attribuì a se stesso tutto il merito della scoperta.

“Ma più sapevo e più mi incuriosivo, più capivo quanto ancora ci fosse da scoprire: era una specie di circolo che alimentava se stesso e mi spingeva a una vera e propria caccia su un duplice fronte: la ricerca di fossili e la ricerca di informazioni”

Nutrendo una vocazione innata con un’incredibile tenacia, Mary Anning riesce a diventare un’esperta paleontologa formandosi come autodidatta e coltiva delle preziose amicizie che non la deludono mai come quella con le sorelle Philpot giunte da Londra che dimostrano di avere la sensibilità e l’istruzione tale da comprendere la valenza delle scoperte di Mary così come quella con il geologo dell’illustre Università di Oxford, Wiliam Buckland incuriosito dal lavoro eccezionale svolto da Mary.

Il resto della comunità sembra invece essere attratto esclusivamente dalla vita personale della ragazza.

“Sapevo che sarebbe stato difficile trovare un uomo con cui fosse possibile condividere i miei interessi; ero povera e questo mi aveva abituato a non farmi illusioni, intuivo infatti che gli uomini istruiti che mi affascinavano non mi avrebbero mai potuto prendere in considerazione come sposa; io stessa mi autoescludevo dalla vita sociale di Lyme Regis perché mi ferivano troppo i giudizi sottintesi che leggevo negli sguardi dei miei concittadini e preferivo relegarmi da me in una quieta solitudine familiare”

In una quiete fatta di studio Mary trova la sua dimensione, appagata dalle scoperte e dal piacere procurato dalla cultura. Con un’esortazione ad esprimere le proprie attitudini senza lasciare che qualcosa o qualcuno possa frenare l’entusiasmo e il sincero interesse, “La cacciatrice di fossili” si rivela una lettura imperdibile, necessaria per conoscere la storia di una grande studiosa ma anche per emulare la tenacia di una donna che con uno sguardo verso il passato ha saputo anticipare i tempi e gettare le fondamenta per il valore dell’emancipazione femminile e una concreta parità di genere.

 

 

 

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