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“Il principe infelice – La raganella d’oro e altre storie per bambini” pubblicato da Adelphi rivela una qualità poco nota di Tommaso Landolfi, autore prolifico e versatile, quella di scrittore per l’infanzia che in questo testo scritto nel 1938 e pubblicato nel 1943 racconta la storia di un giovane sovrano brillante e leggiadro che per sette lunghi anni studia senza mai uscire dal castello dove vive, sulle cui pareti è iscritto tutto lo scibile umano.

La sua conoscenza è infinita ma altrettanto profonda è la sua malinconia.

Solo un sogno può salvarlo da quel male oscuro e nell’ardua impresa tentano tre principesse che partono alla volta del Paese dei Sogni: Rami, povera e innamorata, dal fragile cuore che tintinna come cristallo di rocca e minaccia di spezzarsi a ogni emozione, dall’animo puro e sinceramente interessata alle sorti del futuro regnante, deve competere con Ossala e Vanina che si rivelano avide e un po’ sciocche.

Ma dov’è il Paese dei Sogni? Per raggiungerlo bisogna prima valicare le Montagne di Diamante, attraversare la Terra dei Fuochi Folletti, quella degli Orchi, la Brughiera delle Streghe, l’Impero della Luna, e da ultimo il Paese degli Animali Parlanti. È un viaggio avventuroso, con non pochi pericoli ma l’amore si sa, fa compiere grandi imprese.

È Rami a girare “in quell’eterno crepuscolo sforzandosi inutilmente di afferrare i veri contorni delle cose: tutte erano imprecise benché, invece, nitidissime, tutte lontane e fulgenti benché prossime e velate. C’era una nebbia da cui i suoi occhi non potevano mai liberarsi, che smorzava lo sguardo eppure dava bagliori di diamante, e ogni oggetto pareva freddo, ghiacci i vestiti inzuppati di luna, gelati e senza vita i colori, la frutta di vetro, l’acqua d’alabastro, di cera il viso delle persone. Gli occhi poi di quanti la guardavano non avevano calore, ma solo un irreale scintillio, come di lagrime, che la intimoriva: tutti le sembravano larve o spettri, e quasi non osava rivolger loro parola”.

È incantevole lo stile narrativo di Landolfi che emerge anche in questo prezioso libricino che comprende due storie (Il principe infelice, La raganella d’oro), tre colloqui (Il Pitecantropo, Munuppo, Popolello e Cisternario, L’uomo azzurro o delle Gallerie) e tre filastrocche (Sale e pepe, Ta, Tarà, Tatà, Grande Filastrocca negativa con tocco finale).

Sebbene i destinatari sembrano essere i bambini, non si può non restare affascinati dalla sua verve narrativa in grado di riprodurre contesti onirici e suggestivi, di regalare profonde riflessioni e un’immersione in un mondo che vive e sopravvive tra le pagine dei libri.

Dalla narrativa alla saggistica, dal teatro alla lirica, dalla critica letteraria alla traduzione, la produzione di Tommaso Landolfi è così complessa e varia che è difficile individuarne un centro. Ogni suo scritto è il frutto di una ricerca continua, un tentativo (riuscito) di scardinare le convenzioni e ribaltare i preconcetti, un’opportunità per rispondere al quesito: “Non potrò dunque mai scrivere veramente a caso e senza disegno, sì da almeno sbirciare, traverso il subbuglio e il disordine, il fondo di me?”.

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