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Maria Brandon Albini, una delle protagoniste di maggior rilievo della letteratura meridionalista del secondo dopoguerra, racconta il suo “Viaggio nel Salento” in un prezioso libriccino a metà strada tra reportage e cronaca edito da Kurumuny inaugurando la collana “Lo sguardo degli altri” con lo scopo di proporre ai lettori “sguardi lucidi, oscillanti tra empatia e distacco, che spesso raccontano pagine di storia ormai dimenticate”.

Curato da Sergio Torsello, giornalista, studioso di storia locale e cultura popolare, fine intellettuale che ci ha lasciato nel 2015, il testo offre la visione di un universo composito dove convivono antiche credenze, leggende, storie di santi e il mondo magico e rituale della cultura contadina.

In questo lavoro Brandon Albini si è soffermata anche sul sindacalismo, sulle leggi di difesa operaia e sulla condizione delle donne nel Sud. Lo stesso Sud visitato l’anno precedente su suo suggerimento dall’amico francese, il fotografo Andrè Martin, che seppe ritrarre il persistere delle tradizioni popolari che sopravvivono agli assalti della modernità, la pratica della lamentazione funebre, l’uso della lingua grika e il tarantismo.

L’autrice italiana naturalizzata francese profondamente interessata alla questione meridionale, eletta a terreno di ricerca per tematiche preferenziali quali le matrici sociopolitiche dell’arretratezza culturale e della subalternità femminile, ha condotto indagini giornalistiche e ricerche sociologiche non solo in Puglia ma anche in Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania, dove, munita dei solidi strumenti ideologici forniti dagli studi di Gramsci, Salvemini e Fiore, ha documentato i tratti significativi del tessuto sociale e della cultura materiale del Sud, raccogliendo fra l’innumerevole materiale una preziosa documentazione delle tradizioni orali dei ceti subalterni.

Nel Salento Maria Brandon Albini si è lasciata orientare da guide sapienti, giovani studiosi, intellettuali e non solo e lo ha fatto con un approccio critico tenendo conto dei problemi reali senza smettere di interrogarsi se il rinnovamento della società avesse potuto demolire o meno la cultura tradizionale imperniata sul dialetto e sul folclore.

“Giornalista di razza, saggista, traduttrice, narratrice prolifica e femminista ante litteram costantemente in rivolta contro i riti e i dogmi della società del suo tempo” scrive Torsello nell’introduzione, Maria Brandon Albini ha offerto con il suo sguardo lucido e una penna appassionata, pagine di estrema importanza per ricostruire l’identità del Salento pubblicate per la prima volta nel 1959 sul numero 1 della rivista mensile di politica e letteratura “Il Ponte”.

Ad impreziosire il libro è una lettera dell’autrice a Vittorio Bodini a testimoniare come il poeta abbia avuto un ruolo importante per il contatto di Brandon Albini con le figure artistiche e letterarie pugliesi e anche come Bodini abbia costituito una via d’accesso al dialetto e alla cultura popolare del territorio.

Nella lettera la studiosa chiede come fare a mettersi in contatto con il poeta di Lucugnano, Girolamo Comi, figura imprescindibile del fermento poetico salentino.

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