Durante il tour di promozione del libro “Le rose d’acciaio” ho avuto il privilegio di conoscere Antonella, figlia di Angelo Lippo, poeta e scrittore tarantino scomparso nel 2011, che durante la presentazione del volume svoltasi poco più di un anno fa a Lecce presso la Libreria Adriatica regalò ai presenti un bellissimo ricordo del padre. Le sue poesie e i suoi scritti infatti rappresentano una delle prime forme di protesta contro lo scempio ambientale avvenuto a Taranto deturpando la bellezza di quella che era un tempo la capitale della Magna Grecia.

Il 9 gennaio presso la Villa Peripato, a Taranto, si è svolta la cerimonia di intitolazione di uno dei viali di questo luogo splendido della città dei due mari. L’occasione è stata motivo di richiesta da parte mia nei confronti di Antonella, cara amica e stimata giornalista, di scrivere un ricordo del padre per i lettori di questo blog.

Con estrema gioia lei ha accolto il  mio invito e insieme alla sorella Pamela ha redatto una testimonianza toccante e particolarmente interessante. Da questo scritto ne emerge una figura straordinaria le cui peculiarità principali sono una spiccata sensibilità e una ineccepibile onestà intellettuale.

Ringraziandole per un simile dono, prezioso e significativo, riporto il loro articolo.

Può un viale contribuire a ricordare chi, con solerzia e tenacia, ha sempre creduto nella forza e nella libertà delle parole, in una città come Taranto, che viene ricordata troppo spesso unicamente per l’Ilva? Evidentemente sì se dopo anni l’amministrazione comunale della città ha ritenuto di dover intitolare il viale della Villa Peripato,  che affaccia sullo Jonio, a un suo poeta e scrittore: Angelo Lippo, nato  sulle rive dello Jonio così come lui stesso amava  ricordare.

L’eredità umana e letteraria di quest’ uomo è davvero grande se tornando indietro con la mente ritornano le immagini di un’infanzia  scandita da incontri con altrettanti importanti “uomini e donne di cultura”  da Danilo Dolci ad Alda Merini ad Ignazio Buttitta; solo alcuni fra i tanti.

Una quotidianità non facile la sua, ma animata sempre dalla convinzione di esprimere con onestà il proprio pensiero, utilizzando persino il verso poetico per denunciare. Denunciare, quando non era consentito, lo scempio che la città si avviava a vivere con l’insediamento di un colosso industriale abnorme .

“Parole come pietre” quelle di nostro padre,  ma libere da inganni, connivenze, falsi miti.

Già alla fine degli anni ’70 ricordava cosi:

” la mia città ha un cuore tenero

anche se produce acciaio

cercatela…” .

E’ l’invito a cercarne l’identità perduta, fatta di radici magno-greche,  distese di ulivi e orizzonti marini.  Questi versi lontani risuonano ora come possibili slogan per quel riscatto tanto agognato.

Gli interessi di Angelo Lippo sono stati molteplici: intensa la sua attività giornalistica e la collaborazione con riviste nazionali; forte la sua passione per la critica d’arte e l’impegno nella saggistica. E fra i suoi studi spicca quello così ben approfondito sullo scrittore Armando Meoni che nei suoi romanzi aveva esplorato uno spaccato di vita operaia.

La stessa idea di cultura per Lippo è stata quella di “un esercizio collettivo, plurale, condiviso”: da qui anche il suo impegno come “attizzatore culturale” come ebbe a dire di lui Franco Manescalchi. E poi una creatura speciale è stata sicuramente la rivista di arte e letteratura “Portofranco” che ha ideato nel lontano 1985 e che nel tempo è cresciuta e si è arricchita di autorevoli firme.

Come poeta ha pubblicato una dozzina di volumi,  dei quali  ricordiamo “La carne stretta” (ed. Cressati, 1979); “L’ape invisibile” (ed. Levante, 1985)  e “Caprice des Dieux” (ed. Portofranco, 1992), raccolte tradotte anche in serbo-croato. Molte altre sue poesie sono state tradotte in greco moderno, inglese, portoghese. Nel suo ultimo libro  “Se non matura la spiga”  (ed. Il Raggio Verde, 2011), pubblicato un mese prima della sua scomparsa.

La  sua poesia è  lente d’ingrandimento sulla realtà; è urlo di rabbia, ma anche di  speranza,  affidata all’impegno civile e alla forza evocatrice delle parole, affinché Taranto recuperi la  propria identità.

Sulla sua attività sono state discusse due tesi di laurea. Ora sarebbe importante che il viale che porta il suo nome diventi luogo vivo in cui oltre alla memoria si coltivi la voglia di inventare sempre nuove iniziative culturali coinvolgendo proprio le future generazioni.

Accanto alla villa sorgono diverse scuole “laddove cresce il futuro” come spesso ripeteva Angelo Lippo. Ora quel futuro può e deve ricordare per produrre un orizzonte culturale migliore per la città, sulla scia della sua poesia.

 

Antonella e Pamela Lippo

 

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *