Pompea Vergaro dirige la casa editrice “L’officina delle parole” che è stata fondata nel 2005 a seguito di un percorso molto intenso che l’ha vista organizzare molteplici incontri letterari nei caffè.

“Ero itinerante e nell’arco di un anno mi stanziavo in un locale dove presentavo i testi di autori locali e nazionali, organizzavo piccole mostre e incontri di scrittura. Non mancava l’aspetto musicale e per questo mi avvalevo della collaborazione degli allievi del conservatorio Tito Schipa. Ho fondato una rivista “Mimose” dove ho voluto soffermarmi sul ruolo della donna negli ambiti artistici così come quelli scientifici e del coraggio di molte di loro nel superare dei pregiudizi affermando le loro qualità” mi racconta Pompea, una donna egregiamente impegnata nella diffusione della cultura in tutte le sue forme e sinceramente mossa nel valorizzare ogni espressione artistica.

La stessa rivista è nata dalla volontà di contribuire a una forma di emancipazione che le appartiene.

Iscritta all’albo dei giornalisti e attenta studiosa di arte Pompea Vergaro ha deciso di dare vita a una realtà editoriale che lei stessa definisce essere un lavoro di nicchia. Nella cura dei dettagli, attenta alla qualità delle pubblicazioni l’editrice lavora su testi per bambini, scrittori locali, poesia e saggistica politica.

Molta attenzione è riservata all’arte in particolare ai cataloghi. Ogni volume è realizzato con materiale e grafica di pregio perché il libro stesso è un’opera d’arte.

Mi sorprende la tenacia di Pompea, consapevole delle difficoltà che caratterizzano questo settore sa bene come resistere e distinguersi.

“Ho il coraggio anche di non pubblicare. Sono molto categorica perché la parola è sacra e anche pericolosa, offre possibilità ma anche fraintendimenti. Fare editoria oggi è un atto di resistenza”.

 

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