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“Una ragazza in cima” di Francesca Brunetti con le illustrazioni di Marianna Coppo pubblicato nella collana Leggimi! dalla casa editrice Sinnos racconta la storia di Henriette D’Angeville, la prima donna che scalò il monte Bianco.

“Immaginati la montagna, non adesso, ma duecento anni fa. Niente funivie, seggiovie, e nemmeno skilift. Per spostarsi, per salire in alto, si va a cavallo. D’estate con la carrozza e d’inverno con la slitta; oppure ci si muove con gli sci, che arrivano fin dove possono arrivare; poi, estate e inverno, ci sono solo i piedi”.

Siamo nel 1838 e il coraggio di un personaggio audace sfida i pregiudizi del periodo. Con grande capacità organizzativa, la contessa s’incammina verso la punta del Bianco realizzando un sogno che nutriva fin da bambina.

L’infanzia di Henriette è caratterizzata da un costante contatto con la natura. Vivendo insieme al padre a Lompnes, un paesino della Savoia, la ragazzina vivace e allegra cresce immersa tra i boschi, ama rotolarsi sui prati, perdersi per le vallate di abeti, osservare gli animali, pescare nel fiume, raggiungere posti nuovi finchè la scomparsa della figura paterna non la costringe a traferirsi a Ginevra dove viene accolta da uno zio.

La vita di città non fa per lei e in quel periodo aumenta il desiderio di compiere la grande impresa.

Il Monte Bianco sembra osservarla o forse attenderla. Per Henriette quell’ammasso imponente ha sempre rappresentato un castello fatato e lei sente di essere la “fidanzata della montagna”.

Gli anni passano e lei ha acquisito esperienza, allenamento.

Scalare 4810 metri d’altezza non è semplice e questo Henriette lo sa bene ma non le manca la determinazione, l’ottimismo e la buona volontà.

Accompagnata da Joseph Marie Couttet, capo spedizione, esperto di minerali e botanica; Anselme Tronchet, mugnaio, falegname, intagliatore di pietre; Jacques Simond, cacciatore di camosci e sarto; Pierre Joseph Simond, la prima guida di Chamonix; Favret, Desplan e cinque portatori definiti “angeli custodi”; Keannette, la fidata cameriera personale, e un piccione viaggiatore, mascotte della spedizione, Henriette dà vita all’impresa.

La spedizione è irta di ostacoli, la salita è difficile, non è semplice arrampicarsi sulle guglie di roccia, attraversare le gole e i dirupi, fiancheggiare blocchi di granito sparsi in fondo valle, il freddo e il ghiaccio poi rendono tutto molto complicato.

“Scommetto mille franchi contro cento che non ci riuscirà mai. È impossibile! Ma chi si crede di essere? Una donna che scala una montagna! Si è mai vista finora una cosa del genere? Avanti, prego signori, fatevi avanti, volete una vincita sicura? Scommettete con me che la contessa D’Angeville non ce la farà!”

Dicono i più scettici mentre sui monti le temperature scendono sotto lo zero e il poco ossigeno provoca nausea, sonno e ovviamente stanchezza. Manca poco alla vetta ed Henriette continua imperterrita nel suo ambizioso progetto. La donna si guarda attorno, studia tutto con razionalità, c’è il rischio di precipitare per una piccola disattenzione. Lei osserva, pensa e durante le pause appunta tutto sul suo inseparabile taccuino.

“Che leggerezza e che felicità essere in questo posto meraviglioso, dentro un paesaggio così imponente! Bianco, neve abbagliante e cielo stellato”

Aver raggiunto il tetto delle Alpi per Henriette D’Angeville ha significato soprattutto sfidare il pensiero maschilista del periodo secondo il quale le donne avrebbero potuto esclusivamente gingillarsi nei loro lunghi abiti e sorseggiare del thè nei salotti lussuosi.

Il racconto scritto da Francesca Brunetti è un’esortazione rivolta ai ragazzi di oggi affinchè nessuno possa sentirsi inadeguato nel compiere ciò che più ama fare. Oggi come allora si lotta contro i pregiudizi e sebbene ci siano state molte conquiste sulla parità di genere persiste ancora una mentalità retrograda.

Piacevolissime infine sono le graziose immagini dal tocco delicato che ricostruiscono il periodo storico, l’ambientazione geografica e le figure umane che popolano la storia di una straordinaria avventura.

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