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Dopo quarant’anni dall’omicidio di Peppino Impastato continua ad essere ancora vivo il ricordo del giovane attivista siciliano il cui messaggio di ribellione contro il sistema mafioso è necessario anche nella nostra epoca.

Molti libri sono stati redatti su di lui così come sono stati realizzati alcuni straordinari lavori cinematografici. Indimenticabile è “I cento passi” di Marco Tullio Giordana che tanto ha contribuito a rendere nota la figura di Peppino.

Ora però è arrivato il momento di andare oltre l’icona che si è creata intorno a lui, lo stereotipo dell’eroe infaticabile perché Peppino Impastato ci ha lasciato un’eredità immensa e preziosa che non può rimanere una semplice evocazione seppur mossa da nobili intenti.

A ricordarci quanto sia opportuno concretizzare nella quotidianità il messaggio del giornalista di Cinisi è proprio il fratello Giovanni Impastato, autore del volume “Oltre i cento passi” edito da Piemme.

È un libro autentico quello di Giovanni Impastato arricchito dalle vignette di Vauro come sempre ironico, pungente e sarcastico. Qualità presenti anche in Peppino Impastato che con il suo linguaggio moderno e per nulla intriso di retorica ha saputo portare avanti una battaglia incredibile.

Giovanni ricorrendo a uno stile narrativo semplice e immediato racconta al lettore cosa è accaduto in seguito della morte del fratello e cosa lo ha spinto a portare avanti ciò che Peppino aveva intrapreso.

Non mancano i riferimenti alla loro infanzia, al contesto familiare, ai progetti e alle iniziative messe in atto da un ragazzo che ha precorso i tempi. Basti pensare all’utilizzo che ne ha fatto dei mezzi di comunicazione come la radio, la celebre emittente Radio Aut, o tramite la carta stampata, le poesie dettate da “una profonda solitudine in cerca d’amore”, i suoi molteplici scritti e non per ultimo le manifestazioni da lui organizzate che richiamavano anche i più giovani.

Giovanni Impastato ricorre alla stesura di un libro perché è conscio della grande potenza che ha questo strumento. Il concetto è ribadito lungo tutto il testo ma è nel nono capitolo che il pensiero viene argomentato in maniera più dettagliata. Lo si intuisce sin dal titolo: “Contro la mafia, libri, libri, libri”.

“Contro la mafia libri? Sì, sempre. Libri come oggetti-simbolo di una civiltà che non ci sta a farsi distrarre dall’attualità, ma soprattutto dalle chiacchiere. Libri come esempio di una cura per la conoscenza dei fatti e delle loro motivazioni. Libri come invito al dibattito, al quale ciascuno porti non solo sensazioni, emozioni e sospetti, ma argomenti, scoperte, proposte”.

La battaglia che bisogna compiere è oggi soprattutto quella culturale ed è quella che sta adempiendo Giovanni Impastato dalla Casa Museo di Cinisi “un avamposto della resistenza contro il poter e contro la mafia, la testimonianza concreta di un’esperienza di lotta senza remore” così come in tutti i suoi interventi nelle scuole d’Italia.

Se si conosce il fenomeno mafioso, se lo si studia con attenzione e si comprendono le dinamiche delle organizzazioni criminali è possibile fronteggiarla altrimenti le parole rimangono vuote e la rievocazione di uomini come Peppino diventa vana.

“Mettere al sicuro la memoria non basta. Io e tutti quelli che camminano con Peppino sentiamo che la memoria o è attiva nel presente e carica di futuro o muore col passato”.

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