Ci sono artisti che riescono a raggiungere il grande pubblico non solo perchè dotati di un indiscusso talento, ma soprattutto perchè possiedono una sensibilità tale da regalare una narrazione del tutto autentica ai propri lavori artistici.

Nel caso del pianista e compositore Piercarlo Penta è accaduto che a sorprendere sia stata la capacità umanissima di offrire un’anima alla musica.

Ascoltare le sue composizioni o le singolari interpretazioni dei brani classici vuol dire leggere una poesia, seguire il senso di un testo fatto di suoni e melodie, significa cogliere il significato di ciò che vuol dire fare musica.

Piercarlo Penta nel corso della sua carriera artistica ha coltivato una passione singolare riuscendo a coniugare la professione a nobili e ammirevoli intenti.

Sabato 4 agosto 2018 il maestro Penta è stato ospite straordinario di una manifestazione artistica a scopo benefico organizzata da due persone dedite alle attività caritatevoli nel proprio territorio. Andrea Gaudino, Presidente dell’Associazione Culturale AMS Spettacoli, insieme a Maurizio Congedo che da anni spende la sua vita a favore degli ultimi hanno organizzato un concerto con lo scopo di raccogliere fondi per sostenere l’operato della Comunità di Sant’Egidio attiva da diversi anni e che si basa sul sostegno dei volontari che offrono il proprio aiuto verso i poveri delle nostre città.

Nella splendida Chiesa dei Teatini, a Lecce, si è svolta una serata che ha visto Piercarlo Penta coinvolgere il pubblico in un itinerario musicale particolarmente coinvolgente.

Rivedere l’artista è stata un’occasione preziosa per porgergli alcune domande.

In che maniera ti sei accostato alla musica?

Grazie a mio padre, avevo circa cinque anni e ricordo che egli riuscì a coinvolgermi all’ascolto dei suoi dischi preferiti che spaziavano dalla musica classica al Jazz senza escludere le colonne sonore dei film americani di quegli anni.

In seguito all’età di dieci anni, quindi un po’ tardi per una educazione musicale ortodossa, incominciai con le prime lezioni di pianoforte.

Per far comprendere quale fosse il mio approccio alla musica a quell’età posso raccontare che ascoltare J.S.Bach eseguito su un grande organo fu per me un momento di totale connessione con la musica e quest’ultima eseguita, in un luogo sacro, mi ha fatto capire la sua profondità.

Quali generi musicali hanno influenzato il tuo stile?

Inizialmente la musica classica fino a quella dei primi del 900 ma ben presto durante l’adolescenza, ed in seguito, sia il Rock progressivo che il Jazz, sono stati i miei principali interessi musicali.

Quale valore sociale attribuisci all’importanza di un’educazione musicale?

La musica è arte.  Già questa identificazione gioverebbe alla musica intesa come musica fruibile dal grande pubblico  relegata troppo spesso nell’ambito del divertissement e con il conseguente rischio per l’artista di incarnare il ruolo di musicista-giullare.

Penso che di musica si “debba” sapere, così come di storia, di letteratura, di matematica e di pittura. Questo sarebbe d’aiuto nella comprensione di un’arte che ha una profondità di senso molto superiore a quanto ci hanno abituato a pensare.

La musica diviene così l’espressione di valori comuni e condivisi.

Il silenzio che precede il suono e lo posticipa è uno spazio denso di meraviglia. Come si può esercitare l’orecchio affinchè si possa cogliere l’immensità di quell’attimo?

Sono convinto che lo si possa esercitare anche immergendosi nei suoni della natura e – cosa assai difficile – nella ricerca di luoghi silenziosi.

Questo predispone non solo all’ascolto della musica, ma educa soprattutto al saper ascoltare il prossimo.

 

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