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“Diario del nido di rondini” di Miroslav Kosuta, illustrato da Claudio Palcic, tradotto dallo sloveno da Darja Betocchi e pubblicato da Albe Edizioni è un racconto di una dolcezza incredibile. Protagonisti della storia sono un uomo e una donna che nei mesi primaverili ospitano in casa un nido di rondini.

“D’altronde la sanno ormai tutti, la storia delle rondini, perché ne parliamo entrambi spesso e volentieri. Solo che finora avevamo prudentemente taciuto il fatto che il nido se lo fossero costruito nella nostra camera da letto.”

La coppia osserva con non poca commozione l’elegante lavoro compiuto dalle rondini che si prodigano nella costruzione del nido dove covano i piccoli ai quali insegneranno a volare in un forsennato frullar d’ali.

“Credevo che stesse per spiccare il volo, invece, chinata la testolina, ha estratto da sotto il proprio corpicino e buttato fuori dal nido un guscio d’uovo. Il primo. Eccolo lì sul lenzuolo appena lavato, un ovetto bianco macchiettato di scuro, grande quanto un ditale da mignolo”.

Gli uccellini sono scaltri nell’utilizzare fili d’erba e paglia per creare una casa confortevole e accogliente. Nella loro dimora le rondini dormono uno di fronte all’altro, in modo da guardarsi negli occhi, spesso ciangottano fittamente per poi ornare il cinguettio con un melodico trillo.

“Così mia moglie e io avevamo finito con l’arrenderci a quel fastidio, che in realtà, sotto sotto, ci procurava un’indescrivibile gioia”.

La poesia di questo testo ci conduce alla scoperta di un mondo dove si assiste al miracolo della vita, al desiderio di spiccare il volo, al susseguirsi delle stagioni, alla cura amorevole e perfino al coraggio di dirsi addio.

“Ma purtroppo anche gli uccellini crescono e se ne vanno da casa troppo presto”.

Non mancano episodi buffi altri estremamente teneri che regalano al lettore la leggerezza di un salto in un cielo fatto di parole.

“Ascolto a occhi chiusi i suoni vibranti del giorno, cullandomi in quella specie di torpore, quand’ecco che sento un frullio, proprio vicino all’orecchio: il soffio lieve e fugace di un’ala che appena ti sfiora”.

Le pagine sono intrise di meraviglia e arricchite dalle illustrazioni che possiedono un tocco leggero come i paragrafi strutturati nella sequenza di un diario. Le date scandagliano il tempo di un viaggio fatto di cose piccole, avvenimenti semplici e per questo straordinari.

“Scruto il nido o sogno a occhi socchiusi di volare in compagnia delle rondini verso un paese al di là di tutto e tutti, dove il cielo e il mare si fondono nell’azzurro, la gente parla la lingua degli uccelli e segue il percorso indicato dalla loro bussola”.

La storia termina con l’abbandono del nido da parte delle rondini e la speranza nutrita dall’autore perché gli uccellini ritornino presto intanto lui lascerà “la finestra aperta”.

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