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In “La figlia dell’assassina” edito da Sinnos, Giuliana Facchini dà voce all’adolescente Rachele Clarke, una ragazzina che insieme al padre Gerald e al fratellino Joshua ha dovuto lasciare la sua abitazione e trasferirsi da Roma a Pancaldo.

Vivendo con la sua famiglia in una roulotte nel giardino degli amici Magda e Leone Batista, Rachele e gli altri cercano di scappare dai riflettori accesi su di loro in seguito ad un terribile episodio di cronaca nera.

La madre, Eva Clarke, titolare di un’importante azienda fashion di guanti per l’alta moda, è arrestata. La donna ha compiuto un crimine atroce: ha accoltellato la sua contabile, impiegata di fiducia, che da anni prelevava in gran segreto il patrimonio della ditta sperperandolo nel gioco d’azzardo. I vizi di gioco avevano condotto l’azienda al fallimento.

L’episodio stravolge la vita della famiglia. Rachele, una ragazzina di quattordici anni, insieme al fratellino è costretta a cambiare le proprie abitudini e a stravolgere la tranquillità della sua esistenza. L’unico riferimento che ha accanto è il padre Gerard, autore di storie per bambini e libraio.

Esile e spaventata Rachele si rifugia nella sua solitudine e soprattutto nella lettura ma questo sembra non bastare a salvarsi dalla morbosa curiosità dei giornalisti e dai curiosi. Una notte infatti due amici la vedono arrampicata su una quercia intenta a leggere. I ragazzi decidono così di fotografarla postando poi lo scatto sui social. La foto diventa virale.

Quel luogo per Rachele tanto caro, quel rifugio che le consentiva di allontanarsi dagli sguardi indiscreti è stato violato e con esso anche la sua scelta di isolamento.

A scattare la foto è stata Daria, coetanea di Rachele ma da lei molto diversa. Nella vicenda della nuova arrivata, la ragazza viziata ed esuberante cerca nuove emozioni che possano salvarla dalla noia della sua quotidianità.

Entrambe si incontreranno sulla terrazza della scuola, dove sono certe che nessuno le potrà individuare. L’incontro fortuito trasforma quel rapporto di rivalità in un confronto intenso e profondo. Le ragazze si riconosceranno più simili di quanto avrebbero mai potuto immaginare.

Le relazioni con gli altri; il timore nel raccontarsi e il desiderio di trovare comprensione; il dolore indescrivibile e la rabbia; il silenzio e il vociferare dei pettegolezzi; l’ossessiva curiosità e il cyberbullismo sono raccontati con estrema abilità da un’autrice che conosce bene il mondo dei ragazzi e sa come entrarci ricorrendo ad una scrittura delicata e toccante. Tra queste pagine infatti non c’è spazio per i giudizi e le accuse, ma solo la straordinaria capacità di guardare oltre i fatti sapendosi immedesimare nell’animo altrui scoprendo che “non possiamo fuggire il nostro destino”.

Il testo che arricchisce la collana “z()nafranca” ha una splendida illustrazione in copertina realizzata da Mara Becchetti che lascia intravedere le gambe della giovane Rachele il cui volto è nascosto dalla grande chioma dell’albero/rifugio.

Fondamentale è infine il ruolo che si attribuisce ai libri qui presentati come i co protagonisti di una storia che sembra ricordarci il potere della lettura in grado di guarire, lenire, curare.

“Le piaceva tenerli in mano, i libri. Non ne aveva portati tanti, leggeva e rileggeva sempre gli stessi. Le dava sicurezza, la faceva sentire bene; come se ritrovare immutata una storia la aiutasse a sopportare i troppi cambiamenti di quell’ultimo anno”.

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