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“La danza delle rane” di Guido Quarzo e Anna Vivarelli con le illustrazioni di Silvia Mauri pubblicato da Editoriale Scienza https://www.editorialescienza.it/ è un libro che consente ai piccoli lettori di fare un salto nel tempo e nello spazio.

Siamo nella seconda metà del Settecento e fra le campagne di Scandiano a Reggio Emilia, c’è un abate un po’ strano che si aggira per gli stagni a caccia di rane. È luglio e fa caldo, zanzare e mosche non danno tregua al bizzarro studioso che ogni giorno va lungo i torrenti. Si tratta dello scienziato Lazzaro Spallanzani, professore, naturalista e biologo, vissuto tra il 1729 e il 1799, che ha studiato l’anatomia e la fecondazione artificiale, di cui è stato pioniere.

Nella storia decisamente originale narrata in un testo la cui lettura risulta essere coinvolgente grazie ad una scrittura ritmata, ad aiutare lo scienziato c’è Antonio, il giovane figlio di un mugnaio del paese, un ragazzo di umili origini, intelligente, curioso e desideroso di imparare. Entrato a servizio nella villa del professore, Antonio ha l’opportunità di scoprire un mondo fatto di ricerche ed esperimenti.

La ricerca che sta compiendo Spallanzani porta ad esiti rivoluzionari. Lo scienziato infatti vuole inseminare una femmina di ranocchia con una siringa per dimostrare che “le uova non nascono né dal fango né dal marciume” come si era creduto fino ad allora.

“Immagina che la vita sia una specie di danza, uno di quei balli in cui è necessario formare delle coppie: dove si formano le coppie la danza prosegue, se non si formano le coppie si ferma il ballo. Ora si tratta di vedere in quale di queste vasche si apriranno le danze: il ballo della vita”

I ventidue capitoli che compongono il libro sono arricchiti dalle preziose illustrazioni che ben contribuiscono a dare un’idea del contesto vissuto dai personaggi di una storia coinvolgente. Il prologo con il quale si dà inizio alla narrazione lascia intuire un mistero da palesare, un intrigo che si svelerà al termine del racconto.

Le descrizioni dei luoghi e dei personaggi risultano essere minuziose ma non pedanti, utili per immergersi in una trama che offre molteplici spunti di riflessione. Tra tutti l’importanza della cultura intesa come strumento fondamentale per non rimanere ancorati ai pensieri già precostituiti, alle paure e ai pregiudizi che l’ignoranza crea.

“È anche la paura di tutto ciò che è nuovo: la paura di nuove scoperte, di nuovi modi di pensare. La paura di perdere potere sulle anime e sulle menti delle persone. Certo, ora ti è difficile capire, ma capirai se… […] Se intenderai percorrere il cammino della conoscenza, dovrai lasciare aperta la mente, e accogliere ogni domanda con senso critico e curiosità. Lo scienziato, in fondo, è colui che nonostante ciò che sa, ha mantenuto lo stupore di un bambino”

La vicenda di Spallanzani qui narrata si presenta come un’opportunità per scoprire la bellezza che il sapere può generare. È sufficiente osservare l’impegno del tredicenne perspicace e volenteroso che si trova catapultato in un ambiente nuovo e da esso ne trae la forza e il coraggio per cambiare il corso della sua vita che sembrava destinato ad essere identico a quello del padre.

“Che cosa credi, ragazzo, che chi nasce in un mulino non possa fare altro che il mugnaio? Si intende, il mugnaio è un ottimo mestiere ed è indispensabile che qualcuno lo faccia. E più il mugnaio fa bene il suo mestiere, migliore sarà il nostro pane. […] Ma nessuno di noi nasce con la strada già segnata”

Di grande interesse è la capacità dello scienziato nell’osare a mettere in dubbio ciò che sembrava già assodato.

“Si possono conciliare le scoperte scientifiche con le Sacre Scritture, a patto che la nostra mente resti aperta e il nostro cuore mantenga intatta la fede. […] Esistono misteri che non capiremo mai. La mia fede è salda, anche se i parroci di campagna, perfino qualche vescovo, ne dubitano. E io ho ben chiaro ciò che si può sperare di comprendere e ciò in cui si deve soltanto credere”

Ancora una volta Editoriale Scienza stupisce i lettori con un romanzo di formazione che ricorda a tutti noi la necessità di apprendere, scoprire, studiare. Un’esigenza che garantisce il benessere non del singolo, ma della collettività.

“C’è bisogno di medici che scoprano rimedi per guarire le malattie, e chirurghi che riducano le fratture, e chimici che analizzino i terreni perché producano di più. E c’è anche bisogno di chi studia questo nostro mondo come è ora e come è stato in passato, per renderlo più comprensibile e meno misterioso. Si chiama progresso, questo, e il progresso è qualcosa di inarrestabile e universale”

 

 

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