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La vicenda di Ilaria Alpi non può essere dimenticata dalla Storia. Le verità mancanti aleggiano sul suo omicidio e sono in molti a chiedere giustizia. Nonostante siano trascorsi venticinque da quel tragico 20 marzo 1994, si continua a tentare di fare luce su un episodio che ci fa riflettere sull’assenza della libertà di stampa.

Pubblicato dalla casa editrice Buk Buk nella collana Io ci sto, il libro per ragazzi “Ilaria Alpi. Una reporter senza paura” scritto da Fulvia Degl’Innocenti e illustrato da Roberta Santi, il testo è senza dubbio uno dei più validi editi in questi ultimi anni che ben ricostruiscono la storia della cronista della Rai.

Rivolto ad un pubblico giovanile, il volume consente una lettura partecipata grazie al contesto nel quale viene presentata l’esperienza lavorativa di una giovane giornalista italiana che sapeva svolgere in maniera integerrima la sua professione.

L’autrice che verga testi per bambini dal 1998, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti nel mondo della letteratura per l’infanzia e collabora con importanti testate giornalistiche conosce bene il linguaggio dei più piccoli e con scaltrezza stilistica, rispettando una semplicità e linearità discorsiva, prediligendo un lessico immediato, giocando con efficienti tecniche narrative ha intessuto un racconto in grado di restituire l’immagine più veritiera di una donna coraggiosa e di una professionista con una profonda integrità morale.

Nata a Roma nel 1961, Ilaria Alpi sin da giovane dimostra di essere affascinata dal mondo arabo tanto da trasferirsi in Egitto per apprendere meglio le lingue orientali. La Somalia è uno dei Paesi che più le interessa conoscere. Qui infatti il suo trisavolo, Filippo Quirighetti, partì in Africa come funzionario delle Finanze al seguito della spedizione di Antonio Cecchi, che aveva il compito di controllare il primo insediamento italiano in Somalia. Nel 1896, nei pressi di La Folet, un villaggio vicino Mogadiscio, rimase vittima di un agguato, insieme ad altri tredici italiani, tra militari e civili. L’episodio coinvolse particolarmente Ilaria che da giornalista visitò il luogo dell’eccidio dove una lapide ricorda quella strage. Da sempre Paese in guerra, la Somalia, ex colonia italiana, ha vissuto terribili guerre civili.

La passione, gli studi, la tenacia inducono Ilaria Alpi a prediligere questi luoghi dimenticati dal resto del mondo per raccontarli restituendogli dignità fino a scoprire che proprio l’Italia che aveva destinato 1400 miliardi di lire per la ricostruzione della nazione nascondeva in realtà “qualcosa di molto insidioso. […] Traffici illegali e soprattutto immorali”.

Leggendo il testo si ha la possibilità di conoscere i dettagli di una storia che nel corso del tempo si è cercato di insabbiare e se non fosse stato per la tenacia dei genitori, Giorgio e Luciana, la morte di Ilaria sarebbe caduta nel dimenticatoio.

“Sentii che Ilaria avrei potuto essere io. Perché avevamo più o meno la stessa età, perché la professione di cronista era quella che avevo scelto fortemente anche io. […] Anche lei, come scoprii in seguito, aveva sostenuto l’esame di giornalista professionista a Roma nell’autunno del 1992. Ci eravamo sfiorate, io e Ilaria, e lei non c’era più” scrive Fulvia Degl’Innocenti nella nota posta a chiusura del suo libro scritto con sincero trasporto.

Nasce così un testo curato in ogni dettaglio sin dalla prefazione di Mariangela Gritta Grainer che con un piglio determinato si sofferma sulla necessità di non archiviare il caso. Il racconto poi ha inizio con una scena scolastica, siamo nell’aula laboratorio di giornalismo della scuola secondaria di primo grado “Vittorio Alfieri” dove la redazione di “Sottobanco” si è riunita per lavorare sulla prossima uscita del giornale. La riunione si anima per via dell’intervento di Claudia che non esita a criticare la linea finora adottata che ha reso il lavoro giornalistico qualcosa di piatto, stantio, noioso. Claudia che sembra avere le peculiarità della giornalista in erba sa bene che fare giornalismo vuol dire raccontare la verità, indagare, scuotere le coscienze, instillare nuovi interrogativi e trovare delle risposte. Il caporedattore Lorenzo e gli altri sono confusi anche un po’ amareggiati. Ci si interroga sull’importanza di mantenere la tradizione o di accogliere quell’esortazione da parte della nuova collaboratrice.

“<<Per esempio, capire come mai davanti all’ingresso della scuola ci sono sacchi di immondizia proprio nell’orario di entrata. Ci lamentiamo tutti della puzza, e del fatto di essere costretti a fare lo slalom tra i rifiuti. Cerchiamo di capire perché, usciamo dalla scuola, andiamo a intervistare i vigili, quelli della nettezza urbana, il sindaco… invece di scrivere delle favolette>>”. La determinazione di Claudia riesce a scrollare le titubanze dei compagni intanto il professore Esposito che segue gli studenti nell’attività intravede in lei le doti di una vera giornalista. È proprio lui a consigliare a Claudia di redigere un articolo su Ilaria Alpi.

L’assegnazione di questo incarico consente alla giovane allieva di conoscere una cronista la cui storia era a lei finora ignara scoprendo così di avere molti aspetti in comune con la reporter della Rai. L’indignazione nei confronti delle nefandezze che l’essere umano compie nei confronti dell’ambiente in cui vive e verso i suoi simili è il tratto distintivo di Ilaria tanto quanto di Claudia che compie una ricerca su Internet e ha modo di addentrarsi nella vita di una donna che ai suoi occhi appare eccezionale e certamente lo è stata.

L’articolo che presenta in redazione è così accurato e scrupoloso che suscita un tale entusiasmo fra i suoi colleghi tale da non smentire l’intuizione che Claudia ha avuto. Nell’articolo c’è scritto come Ilaria preferiva guardare la guerra dal di dentro e non nell’hotel dove lei e la sua troupe erano protetti e di quanto la cronista fosse corretta nei confronti delle tradizioni altrui rispettando le usanze di una popolazione di religione musulmana o ancora del rigore etico che la caratterizzava come quando avrebbe potuto fare uno scoop annunciando in uno dei suoi servizi di un raid americano che aveva causato un migliaio di morti e tra questi c’erano due soldati italiani, ma Ilaria Alpi non lo ha fatto per evitare che i parenti sapessero della morte dei giovani in tv. Claudia racconta delle persone che prima di lei avevano scoperto ciò che non sarebbe dovuto emergere e che per questo erano stati uccisi prima di lei.

“Il doppio sporco traffico prevedeva che dall’Italia arrivassero le armi necessarie alla guerra civile: i somali non potevano pagare ma in cambio offrivano ciò di cui avevano in abbondanza; terra arida e brulla, e mare. Per farci cosa? Nasconderci bidoni di rifiuti tossici e radioattivi. Un’autentica discarica. E se in mare i bidoni vanno a fondo con il loro carico di morte che finisce per avvelenare le acque e le zone costiere, per nascondere centinaia di barili nella terra ci vuole una grande, grandissima buca. […] 450 chilometri in mezzo al nulla […] una strada asfaltata, dritta e deserta, realizzata dalla Cooperazione Italiana con una parte cospicua di quei 1400 miliardi di lire”.

Di Ilaria abbiamo diverse immagini, fotografie che la ritraggono nelle zone di guerra intenta a scrivere, intervistare, dialogare con le persone del posto. Molti sono anche dei frame tratti dai suoi servizi registrati da Miran Hrovatin, video-operatore triestino di origini slovene che aveva deciso di compiere da free lance quella rischiosa missione in Somalia nel 1994. Il giorno dell’agguato c’era anche lui con Ilaria, erano entrambi a bordo della Toyota pick up dove vengono barbaramente uccisi.

Le illustrazioni contenute nel libro ad opera di Roberta Santi si ispirano alle foto che nel corso di questi venticinque anni ci hanno aiutato a non dimenticare i volti di Ilaria e di Miran con l’intento di continuare a fare luce sulla loro vicenda.

L’articolo di Claudia si rivela un ottimo servizio giornalistico, è accurato, esaustivo, dettagliato, ricco di informazioni e utili considerazioni. L’intera redazione non può che convenire sull’importanza di dare un taglio differente al giornale scolastico. L’entusiasmo di Claudia è contagioso e i risultati si presentano molto presto tanto che l’intera scuola ne beneficia del loro lavoro.

Il libro presenta una cronologia utile per approfondire la biografia di Ilaria Alpi e ciò che è avvenuto in seguito alla sua morte inoltre il testo è arricchito dall’intervista a Luciano Scalettari, giornalista inviato speciale di Famiglia Cristiana, che da anni segue il caso Alpi cercando di fare luce sui misteri legati all’omicidio di Ilaria e Miran.

Non mancano le pagine dedicate alla Somalia, indispensabili per avere un quadro completo a livello storico e geografico del territorio dove Ilaria Alpi ha lavorato. Il glossario è indispensabile per consentire ai piccoli lettori la conoscenza di parole come Onu, Colonialismo o espressioni del tipo Cooperazione allo sviluppo, Signori della guerra. Meritevole di attenzione è lo spazio dedicato ai giornalisti italiani che come Ilaria Alpi sono stati uccisi perché raccontavano la verità. Ai nomi di Giuseppe Fava, Peppino Impastato, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno se ne aggiungono purtroppo molti altri e tutt’ora nel nostro democratico Paese esistono cronisti costretti a vivere sotto scorta perché indagano, scoprono e denunciano. La bibliografia infine può essere un ulteriore input di approfondimento.

Tutti noi abbiamo il dovere di conoscere, ricordare, difendere, rispettare il lavoro che Ilaria Alpi insieme a Miran Hrovatin ha compiuto. Scrivere libri su di loro e rivolgersi ai più piccoli come ha fatto Fulvia Degl’Innocenti è uno dei modi più efficaci per sensibilizzare le nuove generazioni all’importanza di un mestiere che se svolto con rigore etico come ha saputo fare Ilaria Alpi sa rivelarsi parte attiva di una società democratica.

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