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“Conosco una madre” di Roberta Di Seclì pubblicato nella collana Prose minime di Collettiva Edizioni Indipendenti è una raccolta di inusitata bellezza. Leggere i componimenti è come compiere un viaggio nelle sensazioni che sublimano i versi fino a riscoprirsi, come l’autrice, “madre di me stessa”.

La lettura del testo altro non è che un modo per dare vita a vorticosi pensieri e pindarici voli che planano sulle bianche pagine del testo. “E mi ritiro in fondo al cielo” scrive Roberta Di Seclì che nel baluginio del foglio di carta sa trovare l’immensità che solo il poetare può offrire.

Il senso di libertà pervade ogni lirica e a dare ritmo e ordine all’esistenza è esclusivamente il suono dei battiti di un cuore che fanno da colonna sonora a una vita fatta di cose semplici, di gioie piccole, “di passi che tracciano i miei luoghi,/di notti e di albe che si baciano”.

A prevalere più di tutto è l’identità di un’autrice che fiera scrive: “A metà tra l’essere donna a tutti i costi/e donna solamente”. È da versi come questi che si coglie la rarità di un sentire che traccia una linea di demarcazione tra la scoperta di sé e la possibilità di non essere ciò che gli altri vorrebbero. In questa trasmutazione avviene l’atto poetico e si coglie il senso straordinario di uno stare al mondo che abiura la superficialità privilegiando la ricerca delle forze nascoste più profonde che risiedono in noi.

Rinascerei ovunque,

sottoterra o tra le pagine di un libro,

ai piedi di un ramo,

o, dopo una lacrima, in fondo al mare”.

Per Roberta Di Seclì, attivista salentina, animatrice della lettura, appassionata di letteratura per l’infanzia e di teatro, scrivere è un atto di resistenza alla banalità, all’effimero, al logorio del tempo, al dolore, alle perdite, ai vuoti, all’assenza del coraggio, alle utopie, alla tristezza, alle promesse infrante, alla fragilità, agli attimi perduti… perciò “Resisti anima mia,/che poi i tuoi occhi sapranno di primavera/e il sole ti bacerà di nascosto”.

La nota di Angela Elia che definisce sensoriali le parole dell’autrice, completa un libro che appare privo di virtuosismi inutili, come si sottolinea nello scritto conclusivo. È un testo questo in cui la scrittura autobiografica, “scandaglia la realtà non con un intento auto-terapico ma letterario, sociologico” aggiunge Simona Cleopazzo, curatrice editoriale, che con Collettiva Edizioni intende dare voce alla vita autentica, al pensiero della differenza, alle persone che fanno della scrittura un impegno quotidiano.

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