C’è una luce speciale a Larino che proviene dalla terra, dalle pianure color del grano, dal verde dei fitti boschi che accompagnano l’acqua dei torrenti nel loro eterno andare, dal giallo brillante dei girasoli che come specchi riflettono ovunque lo splendore del sole. E poi c’è Caterina con la sua famiglia che da questa luce crea sapori.

Siamo in Molise, in un piccolo paese in provincia di Campobasso, dove in Contrada Difesa Nuova ha sede l’Azienda Agricola Tras-Form-Azioni. Ad accoglierci scodinzolando c’è Zighi, un labrador giocherellone, che ci fa le feste ignaro delle coccole assillanti che riceverà da lì a poco da parte di Tiziano e Nausica.

I bimbi giocano all’aperto rincorrendosi negli spazi di quello che sembra essere un giardino edenico dove cespugli di lavanda e alberi di gelsi, albicocche, susine e molto altro offrono la meraviglia di un contesto bucolico.

Le lievi folate di vento sono calde ma all’ombra di una grande chioma un dondolo ci regala il giusto relax che giunge all’apice quando Caterina ci offre frutta fresca e i suoi saporiti succhi di frutta.

Non ci sono convenevoli tra noi sebbene sia il nostro primo incontro. Ci conosciamo già anche se è la prima volta che ci stringiamo la mano. A garantircelo è Raffaella Fiorini, amica della scrittura come me e Caterina. È facile quindi dare sfogo all’empatia e gustarci quelle ore di amicizia appena nata ma sempre esistita.

Pardo, il marito di Caterina, ci racconta della vigna, del raccolto, di quello che c’è stato e di quello che sarà. Ha la tempra di un uomo forte come la quercia che fa da pilastro all’ingresso dell’azienda. “La piantò mio padre” dice Caterina che vive di ricordi e di affetti che il destino ha voluto strapparle troppo presto ma lei sa che chi non c’è più rinasce nelle piante che germogliano nel suo orto, nel profumo di una confettura, nel colore sgargiante del sugo fresco e di tutto ciò che prende vita dalle sue mani.

Si torna alla terra quando quel richiamo non lo puoi più zittire e in fondo sai che non vuoi metterlo a tacere ma gridare insieme a lui tanto da desiderare di raggiungere il punto più aperto della zona e gridare come si faceva da bambini con la certezza che l’eco ti risponderà. E così abbiamo fatto anche noi insieme a Caterina ascoltando il rimbombo delle nostre voci che si è udito forte e chiaro seguito da una risata infantile di chi non si stanca mai di stupirsi.

Pardo e Caterina quindi si raccontano negli occhi dei loro figli: Teresa, la più piccola, ci viene incontro lasciando dietro di sé una scia di profumo di rose che mi stordisce facendomi sprofondare per un attimo nel mio giardino dei ricordi… e poi ci sono Daniele e Gianluca.

Sarà proprio Gianluca a farci conoscere usi e costumi di una terra rimasta ancorata ad antiche tradizioni popolari dove religioso e pagano si intrecciano come i fiori usati per addobbare i carri che sfilano durante “La Carrese di San Pardo” ripercorrendo le strade che un tempo i pastori con i loro pascoli tracciavano nel periodo della transumanza dirigendosi verso la Puglia.

La meraviglia si presenta a noi quando giunti nel delizioso centro storico di Larino, a pochi passi dal Duomo, in via Marconi entriamo nella sede del Centro Afra.

Una libreria straripante di libri accuratamente posizionati, un divanetto, i quadri, le locandine e alcune opere antiche abbelliscono le pareti, un’antica macchina da scrivere e un elegante tavolo arredano sapientemente il locale. Qui padroneggia una foto ritraente Antonella Franceschini, sorella di Caterina, che amava firmare i numerosi libri letti con la sigla del suo nome e cognome “Afra”.

A lei è dedicato il centro, cuore pulsante del paese e della zona limitrofa, che in questo presidio culturale può trovare un fermento di voci, parole, pagine grazie all’instancabile operato di Caterina e Daniele che qui hanno organizzato eventi, spettacoli, incontri certi del potere salvifico della parola.

Il centro e l’azienda agricola non sono due entità differenti ma insieme formano una felice alchimia che garantisce ai fondatori di una e dell’altra realtà la possibilità di rinnovare quotidianamente “l’arte della gioia”. Un’arte che vivifica in ogni esperienza restituendoci la meraviglia dell’esistenza.

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