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[Com.stampa] Pubblicato nel novembre del 2016 dalla casa editrice “Tra le Righe Libri” diretta da Andrea Giannasi, “Dopo il buio-Storia di un amore malato” è un libro in cui l’autrice, Merilia Ciconte, ricostruisce un femminicidio attraverso le voci e i flashback dei due giovani protagonisti.

Il testo offre ai lettori un doppio punto di vista, quello della vittima e quello del carnefice, che alternano i ricordi di quello che in origine era un amore nato come il più classico dei colpi di fulmine e che si è poi tramutato in un’escalation di violenza quasi senza un apparente motivo.

L’autrice esplora in maniera lucida e senza banalità il tema del femminicidio in Italia, attraverso lo sguardo diretto dei due protagonisti: entrambi giovani e con grandi aspirazioni professionali, che decidono di costruire insieme la loro vita, mettendosi alle spalle un passato difficile; paure e ansie che danno vita a quel buio che diviene ben presto elemento fondamentale della narrazione.

Un buio inteso come oppressione, paura, angoscia, una estrema sensazione di vuoto che accompagna i protagonisti nel loro racconto. La loro vita scorre nei racconti di entrambi a ritroso, in flashback ricchi di dettagli, dove si rivedono tanti frammenti del loro amore, quelle tante prime vote che davano ad entrambi la sensazione di vivere un momento magico e infinito.

Un inferno in terra, quello del femminicidio inteso come qualsiasi forma di violenza esercitata sulle donne, sia fisica che psicologica, che miete ancora troppe vittime in Italia. Una violenza quasi antropologica che determina un meccanismo di possesso da parte dell’uomo. Il libro che vuole essere, quindi, anche un contributo per una necessaria e quanto mai urgente rivoluzione culturale che restituisca dignità e normalità alla condizione della donna, perché come precisa Merilia Ciconte “Le fattispecie riconducibili al femminicidio, non sono cronaca, notizia, mero fatto: esse sono situazioni esistenziali maturate nel contesto storico sociale dominato dalle disuguaglianze, dal dominio dei forti sui deboli, da un sentimento antropologico asimmetrico radicato in tutti gli strati sociali”.

[Sinossi] Il romanzo narra la vicenda di un mancato femminicidio. E’ la storia di Viola e Claudio due giovani che s’innamorano e vivono la loro storia d’amore, all’inizio, in maniera normale finchè tristi episodi mai del tutto dimenticati del passato di Claudio, riemergono prepotentemente facendolo diventare violento e costringendo Viola a subirne le angherie.

La loro vita scorre nei racconti di entrambi a ritroso, in flashback, dove si rivedono e, ne rivedono, tanti frammenti.

E’ un romanzo a due voci, è una storia raccontata dai due protagonisti, e ognuno di loro dà al lettore la sua personale chiave di lettura.

Si erano conosciuti e innamorati convinti che il loro rapporto sarebbe durato per sempre. Poi piano piano lui era diventato diverso, sospettoso, geloso. Senza un apparente perché. Lei viveva sprazzi di gioia, alternati a spirali d’angoscia, mentre lui toccava sempre dipiù il fondo. Aveva iniziato a bere.

Si alternavano sensazioni, che a volte brillavano di felicità che li spingevano a essere nello stesso luogo, nello stesso momento finchè la tempesta non arrivava serpeggiando. Era diventato violento. Lei lo temeva, non c’era volontà che valesse di fronte alle sue mani, si sentiva sempre più vuota, come le bottiglie che lui disseminava per casa e che bastava un alito di vento per farle cadere e distruggere.

Si sentiva prigioniera. La sua casa, il suo angolo sicuro, era diventato il punto dove stava spargendo tutte le sue lacrime.

Claudio aveva avuto un’infanzia triste, un trascorso che rasentava l’infelicità. Aveva subito l’abbandono della madre e l’anaffettività del padre, rinchiudendosi sempre di più in sé stesso. Aveva un carattere riservato e, nonostante amasse Viola, era sospettoso, geloso e queste sue insicurezze lo spingevano a bere sempre di più e a diventare violento.

Lei aveva l’obbligo di nascondere agli altri la realtà che viveva in casa. Dovevano apparire felici al mondo esterno. Finchè un giorno Viola, non sopportando più gli sbalzi d’umore e le violenze, non decide di andare via, di lasciarlo. Iniziano a litigare, poi lei vede il luccichio di una lama nella mano di Claudio. La sente gelida dietro di sé. Sente il dolore, lancinante. Cerca di lottare, ma la battaglia è impari. Non ha armi. Ha solo lacrime che scendono piano e un urlo che le muore in gola.

Riesce, fortunatamente a sopravvivere e a raccontare.

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