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“Baci rubati” di François Truffaut è uno dei film più celebri della storia del cinema e certamente è in cima alla lista dei capolavori cinematografici del regista francese.

Di recente la casa editrice Gremese specializzata nelle arti dello spettacolo ha pubblicato nella collana “I migliori film della nostra vita” diretta da Enrico Giacovelli, un testo a cura di Jean Francois Pioud-Bert riguardo una pellicola particolarmente interessante.

Il volume propone nelle prime pagine una sorta di carta d’identità del regista con una scheda dedicata alla sua filmografia. Dopo i film “Fahrenheit 451” e “La sposa in nero”, Truffaut sente la necessità di ritornare al cinema e lo fa narrando una piccola cronistoria di un’esistenza sentimentale. Con i toni brillanti, la varietà dei personaggi e la lieve malinconia della canzone di Trenet che le fa da colonna sonora, “Baci rubati” si presenta come una commedia di educazione sentimentale, un racconto creativo e minuzioso, una narrazione di vita quotidiana.

L’autore del libro edito in occasione del cinquantenario dell’uscita del film, ha realizzato questo brillante lavoro editoriale perché particolarmente interessato alle interazioni tra estetica e tecnica.

Membro dell’AFRHC (Association Française de Recherche sur l’Histoire du Cinéma), consulente per la mostra “Montmartre décor de cinéma” (Musée de Montmartre, 2017), autore di un saggio per il catalogo Le décor montmartrois, personnage et acteur, già collaboratore della rivista «Études», Jean Francois Pioud-Bert ci consegna un meticoloso prodotto di ricerca.

L’elenco degli attori, le foto degli interpreti principali e una esaustiva sinossi del film anticipano l’introduzione accompagnata dalla locandina-manifesto realizzata per la prima proiezione nei cinema di “Baci rubati”.

“Ecco un tipo di cinema che porta la vita nella vita” scrive l’autore del testo che si sofferma sull’undicesimo film di Truffaut la cui biografia viene riassunta nel prologo ed è impreziosita da alcune foto in bianco e nero che ritraggono alcune fasi della vita del giovane artista. Ribelle, anticonformista, sui generis è Truffaut consapevole che il successo del film derivi anche dall’interpretazione di Jean Pierre Léaud e a Claude Jade, Antoine e Christine, due personaggi chiave insieme ad altri interpreti presentati minuziosamente nelle pagine.

“Baci rubati” è un’opera con personaggi vivi e perfettamente definiti che si evolvono con la storia e con il tempo. Il concatenarsi delle sequenze, un susseguirsi di brevi scenette, dà tensione e distensione al racconto, abbellito da una moltitudine di dettagli che scandiscono il ritmo del film”.

Il racconto del film colma la parte centrale del libro certamente la più corposa che si dipana in una serie di sequenze utili al lettore affinchè si addentri nella trama della pellicola grazie anche all’ausilio delle foto.

Nell’epilogo si rivive il periodo in cui “Baci rubati” venne conosciuto dal pubblico e dalla critica che lo accolse bene perché in esso gli spettatori ci trovarono divertimento, malinconia, humour, libertà, spontaneità, freschezza, sensibilità. Truffaut stesso lo definisce il più sereno di tutti i suoi film.

La ricchissima rassegna stampa chiude il viaggio nel passato e non manca una scheda contenente i film proiettati nello stesso anno, siamo nel 1968, in Francia ma anche in Belgio, Cecoslovacchia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Svezia, Ungheria, Urss.

Per gli amanti della storia del cinema, per gli appassionati di libri, per gli innamorati delle belle storie ecco un testo gradevole e coinvolgente.

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