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Non so se accade anche a voi ma io ogni qualvolta entro in un negozio di frutta provo un profondo senso di piacere. Mi catapulto in uno stato di estasi e la meraviglia dei colori e delle forme di ogni ortaggio saggiamente disposto sui ripiani sazia la mia vista.

La mia è una consuetudine che si ripete dai tempi dell’infanzia e con il passare del tempo sembra aumentare piuttosto che scemare. Ho sempre provato una sorta di ammirazione nei confronti di chi svolge il mestiere del fruttivendolo, è invidiabile la loro capacità nel riconoscere la qualità di un frutto, nel presentarne le caratteristiche e nel saperli posizionare nelle apposite cassette, cesti o contenitori con meticolosa attenzione. Il variare delle stagioni lo si percepisce da quello che il fruttivendolo espone.

Oggi ho pensato che in un contesto simile potesse sbocciare una poesia così sono andata a trovare i miei amici che a Cavallino gestiscono un negozio di frutta e verdura.

 

Ad Umberto Caretta e a Gianni Bruno ho proposto di riportare sulla vetrina della porta d’ingresso una poesia.

Entrambi hanno accettato con entusiasmo prodigandosi affinchè potessi fare al meglio questo nuovo assalto.

<<Quale poesia scriverai?>> mi chiedono incuriositi. Ebbene… per “Il piacere della frutta” ho scelto una delle poesie più belle di Wislawa Szymborska.

 

Il componimento è una vera e proprie ode ad un ortaggio… il più insolito per essere declamato eppure la poetessa polacca ne decanta alcune qualità che solo una lirica come quella riportata sulla vetrina può far conoscere.

Per chi mi segue sa già come “La cipolla” di Wislawa Szymborska sia non solo una delle mie poesie preferite ma è anche presente nel mio volume “Sulle strade dei libri” Ed. Esperidi.

 

La riporto qui di seguito:

La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.

In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.

La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.

In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.

 

Gli sguardi incuriositi dei clienti sono stati la risposta immediata a questo nuovo Assalto poetico.

Non mi resta che ringraziare i miei amici fruttivendoli augurando a tutti voi di cogliere la poesia che la frutta conserva in sè e si sprigiona ogni volta la gustiamo e la ammiriamo nella sua bellezza.

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