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Poetica, delicata, profonda è la storia narrata in “Amali e l’Albero” scritta da Chiara Lorenzoni e illustrata da Paolo Domeniconi.

Pubblicato da Giralangolo in collaborazione con Amnesty International, l’albo è stato realizzato con lo scopo di sensibilizzare le persone sulle tematiche relative ai diritti dell’infanzia e su altre argomentazioni ad essa attinenti come l’immigrazione e la paura del diverso.

Con un’abilità stilistica impeccabile e un’eleganza visiva, il testo si presenta come un raro gioiello editoriale ricco di contenuti.

Questa è la storia di un Albero che non ha foglie né radici e ogni notte vaga per le strade di una Valle dove la gente del posto ha paura di incontrarlo. Le persone non vogliono vedere i suoi rami imploranti verso il cielo, non vogliono sentire il suo lamento, non vogliono credere che dietro a quell’Albero ci sia un essere vivente in cerca di accoglienza, affetto, comprensione.

La gente dice che quella strana creatura è cattiva, ha messo in circolo delle stupide dicerie e quando l’Albero bussa alle porte delle case nessuno ha il coraggio di aprire e ascoltare il suo lamento. Chiusi nelle loro paure, le persone alimentano timori e dubbi senza sapere, senza capire.

Solo lei, la piccola Amali sembra avere la forza per uscire da quella gabbia fatta di inutili titubanze e una notte affacciandosi alla finestra vede l’Albero, ascolta la sua voce, acquieta il suo pianto, asciuga le sue lacrime di resina.

Quelle lacrime ricordano ad Amali l’ultimo viaggio fatto con i genitori a bordo di un barcone. La sua famiglia insieme a molte altre hanno lasciato la propria terra d’origine per scappare dalla guerra e dalla povertà trovando però la morte nel mare.

L’incontro tra Amali e l’Albero nomade ravviva in lei i ricordi del suo paese natio dove si respira il profumo del cacao e delle spezie e la sua pelle ha il colore del deserto. La bambina sa che l’Albero non è un mostro come tutti credono ma un essere vivente che non ha più un’identità.

Il ricordo del terribile viaggio in mare fa tornare alla mente le parole che il padre dice ad Amali. Le stesse parole che la fanciulla rivolge all’Albero:

“Guarda il Cielo. Il Cielo è uno solo e abbraccia tutti i posti e tutti i paesi del mondo. Guarda le stelle, Albero, brillano allo stesso modo sopra la testa di tutti”

Ogni illustrazione e tutte le frasi del libro rendono il racconto un mezzo privilegiato per entrare nella storia degli altri, di quelli definiti “diversi”. La lettura si rivela un modo per sentire ciò che prova chi non ha più nulla e riceve solo indifferenza.

La diversità e il concetto di identità; il diritto ad emigrare e il dovere ad accogliere; l’integrazione e l’accoglienza; i pregiudizi e il superamento di essi; la tragedia dei naufragi e la vita che si rinnova; lo smarrimento e la nostalgia; il saper ascoltare e la capacità di sperare sono solo alcune delle tematiche contenute in un albo che regala stupore e commozione.

Volgendo lo sguardo a quel cielo che è di tutti, la storia di Amali e l’Albero ci racconta la realtà nella sua drammaticità senza cadere nella retorica ma narrando con obiettività la vita di chi perde tutto e ha il timore di non trovare più neppure se stesso.

 

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