In occasione della quarta edizione del concorso letterario indetto dall’Associazione “Alessia Pallara” e dalla Confraternita “Maria SS. Assunta” con il patrocinio del Comune di Monteroni di Lecce  è stato pubblicato da Esperidi Edizioni il volume “Il viaggio della vita. Partire per ritrovarsi”.

All’interno è presente un testo scritto da Paola Bisconti. Lo riportiamo per gli amici lettori di questo blog:

Il viaggio di un libro

Sono nato dalla mente di uno scrittore, sono fatto di parole, di pagine, di carta. Hanno scelto per me una copertina resistente e di ottima fattura perché possa proteggermi da eventuali intemperie. Dicono che dovrò fare un lungo viaggio. Non lo so ancora dove ma l’ho sentito sussurrare dallo scrittore che con aria soddisfatta e un po’ commossa me lo ha bisbigliato stringendo al suo cuore quei fogli svolazzanti.

Farai molta strada mi ha detto e io che ancora ero un embrione fatto di carta e inchiostro ho provato un sussulto. Ma cosa vorrà dire, mi sono chiesto però gli ho riposto fiducia perché per lungo tempo mi ha coccolato e nutrito. A lui devo la vita.

Lui scriveva a mano si intende, sì a mano perché le tastiere dei computer gli ho sentito dire che lo irritano. Sono un freno alla mia fantasia ha esclamato una sera a cena con degli amici anche loro scrittori. Simpatici lo erano per carità ma io preferisco il mio perché ha scelto di farmi nascere accarezzando con il palmo della mano il foglio e con la penna ha creato dei segni che si sono tramutati in parole che compongono la mia storia. Sono un bagaglio di storie io, dicono essere anche molto belle. Lo ha detto l’editore che ha sentenziato la storia del viaggio. Uscirà dai confini della città, diventerà il libro dell’anno ma no del secolo!

Tra grandi progetti, sogni e speranze sono diventato un grande viaggiatore. Mai avrei potuto immaginare che dallo scrittoio un po’ disordinato dove ho vissuto per mesi e mesi avrei poi raggiunto delle mete sconosciute. Le prime sono state le librerie poi le biblioteche. I lettori mi cercavano, chiedevano di me e i librai con fare gentile mi presentavano ad ignoti fieri di affidarmi ai nuovi destinatari.

In biblioteca appuntavano dei codici sulle prime pagine, lo facevano a mano com’era abitudine del mio scrittore. Era una carezza per me sentire quel caldo contatto. Poi mi riponevano sugli scaffali tirati a lucido e me ne stavo lì per diversi giorni a guardarmi intorno. C’era chi amava conversare con me e con loro ne abbiamo fatte di chiacchierate ma c’era anche chi non aveva voglia di dare confidenza. E verso di loro tutti provavano un reverendissimo rispetto. Erano i più anziani e bastava poco perché quella carta di cui erano fatti si sgretolasse e diventasse polvere. Ma il luccichio dei ghirigori di oro che spiccava sul dorso di quei volumi enormi ci faceva inchinare per devozione.

Dalle librerie pullulanti di voci e vitalità alle biblioteche dal silenzio religioso ho vissuto nelle case dei lettori ed è lì che ho compiuto i viaggi più improbabili. C’era chi mi adagiava sul comodino accanto al letto e la sera prima che il sonno li avvolgesse cantavo loro una ninna nanna, mi ascoltavano con gli occhi e gioivano con il cuore. Su di esso mi poggiavano, lasciandomi aperto come le ali di Icaro e un po’ sgualcito me ne stavo lì in silenzio a seguire il ritmo del battito cardiaco. Ero un caldo lenzuolo di carta, una carezza leggera che colmava le solitudini, curava i malumori, lasciava tacere la rabbia per far spazio alla cauta riflessione che la lettura sa offrire.

C’era chi si approcciava a me con titubanza quasi timore. Erano perlopiù ragazzini quelli che a scuola ci vanno per dovere e di studiare proprio non gli va ma nel silenzio della loro camera mi cercavano neanche fossi la loro anima gemella. E pazienza se qualche frase l’hanno copiata spacciandola per propria solo per far colpo sulla loro fidanzata.

C’era chi mi presentava ai propri figli come fossi il simulacro della saggezza e a quei fanciulli che mi hanno scelto come compagno di viaggio devo molto. Sono riconoscente nei confronti di ognuno dei lettori che ho incontrato nel mio itinerario. Sono grato a loro.

Ho viaggiato sugli animi docili dei lettori forti come querce e su quelli impetuosi di coloro che più indomiti bramano l’impeto e la passione che la cultura sa infondere. Ho sorvolato sui loro desideri, alcuni li ho accesi e fatti divenire fiammelle per poi tramutarsi in fuochi che mai più si sono spenti. Ho pianto con loro e riso con loro. Gli ho insegnato che la scrittura è verità e la lettura è libertà. In molti mi hanno creduto perché in me hanno riposto fiducia come fa un bambino quando impara a leggere e segue con l’indice l’orizzonte verticale del rigo di parole.

Questo è il mio viaggio che ha un inizio e non ha una fine. Questo è il mio errare in tempo e spazio sconosciuti. Questo è il senso della mia esistenza che offre vita a chi vita cerca.

 

 

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *