In occasione della terza edizione del concorso letterario indetto dall’Associazione “Alessia Pallara” e dalla Confraternita “Maria SS. Assunta” con il patrocinio del Comune di Monteroni di Lecce  è stato pubblicato da Esperidi Edizioni il volume “LAttesa. Il filo conduttore della vita”.

All’interno è presente un testo scritto da Paola Bisconti. Lo riportiamo per gli amici lettori di questo blog:

Sulla via sempre assolata, nel

mezzo tronco cavo che da tempo

divenne abbeveratoio, e uno specchio d’acqua

in sé rinnova in sordina, sazio la mia

sete: limpidezza e origine dell’acqua

assorbendo in me dai polsi.

Bere parrebbe troppo, troppo esplicito;

ma questo gesto d’attesa

mi porta acqua chiara alla coscienza. […]

Rainer Maria Rilke

Sospesi nel lembo del tempo perso vagano senza meta. Abbarbicati sui muretti voltano le spalle al futuro. Turano le orecchie per non sentire il richiamo delle sirene. Scivolano nell’Ade portandosi addosso quel lieve fremito di speranza che scompare davanti a un’effimera promessa di felicità.

Irrompo con goliardia composta e accenno un sorriso. So di aver catturato la loro attenzione. <<Mi chiamo Paola. Mi farebbe piacere leggere per voi>>.

Si guardano attoniti poi qualcuno manda giù un sorso di cocktail… l’ennesimo e qualcun altro sprofonda nel display del proprio i-phone ma nessuno dice di no. È un buon segno.

Mi faccio spazio nel gruppo, sfilo dalla schiena lo zaino colmo di libri e l’attenzione ritorna alta. Non perdono un mio movimento accompagnato dalle parole che lasciano presagire una scelta o un dono.

<<Chi di voi vuole scegliere un libro?>>. Si agitano scomposti, uno di loro ha la meglio e mi porge vittorioso il premio. “E ora? Cosa fare?”. Si stanno chiedendo i ragazzi. Afferro il testo, è una raccolta di poesie. Son contenta. Desideravo prendessero proprio questo.

Sono ancora tutti lì, saranno una decina intanto alcune coppie che si erano appartate si avvicinano incuriosite. Faccio un po’ di domande. Voglio sapere se amano leggere, se la poesia li emoziona, se ne hanno mai scritta una. Le risposte sono negative ma non mi demoralizzo. Avverto che il gruppo brama di sentire da me le parole che non hanno mai letto o scritto. Intende essere il mio pubblico e lo diventa.

Non importa se intorno a noi la musica è assordante, il chiacchiericcio è snervante e il via vai della gente è petulante. Ora ci siamo noi, intorno a un libro. Io leggo e l’attesa svanisce. Esiste solo l’attimo vissuto. Seguo la cadenza dei versi, non cerco di interpretare il componimento, provo solo a dare un’anima alle parole. Mi pare che stia funzionando. Sono tutti attenti e assetati. Non si muovono ma io lo so che stanno facendo scorta di emozioni. Gli serviranno nei tempi della siccità e sarà di lì a poco.

Termino la lettura e scappa un applauso spontaneo. Si ricompongono e io riprendo la scena di uno spettacolo senza copione. Ci soffermiamo su alcune espressioni ed emergono dei pensieri bellissimi. C’è chi fa dell’ironia ma non dispiace anzi mi appare acuta, brillante, intelligente.

Li osservo, sembrano dei funamboli in bilico su una corda che attraversa uno spazio dove il tempo ha una nuova cognizione. Noto in loro una bramosia nei confronti della vita ma sembrano sperduti, disorientati. Hanno voglia e passione di vivere un’esistenza intensa eppure c’è chi fra loro non ha trovato ancora la chiave di accesso per entrare in un mondo dove le passioni, le attitudini, il saper fare abbiano la meglio su tutto il resto.

È il mio Vagabondaggio letterario fatto nelle notti d’estate in uno dei tanti paesi del Sud dove le piazze gremiscono di giovani in pausa dagli impegni scolastici. Qui si incontrano, chiacchierano, ridono, parlano, scherzano e attendono.

Non sono consapevoli di vivere questa attesa. Gli hanno sempre detto che la gioventù è il periodo più bello della vita ma per renderlo tale occorre colmarlo di input, stimoli, entusiasmo perché possano innamorarsi del miracolo dell’esistenza. Ho creduto che i libri e la cultura potessero riempire ogni loro aspettativa per questo ho deciso di vagabondare tra i più giovani e offrire la bellezza delle parole in un contesto insolito e forse inadeguato. La sfida sta proprio in questo.

 

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