“Questa nuova barbarie del fascismo deve terminare quanto prima” mi dice Mimmo Lucano, sindaco di Riace, incontrato sabato 1 settembre nella piazza soleggiata del borgo calabrese dove da mesi va avanti una protesta contro le ingiustizie che da tempo questa piccola comunità divenuta simbolo di accoglienza in tutto il mondo sta subendo.

Come si legge sui manifesti affissi nel piccolo paese “Riace è stata esclusa dal saldo di 650.000 € per il periodo compreso tra luglio e dicembre 2017 e per il 2018 non è inserita tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre nonostante tutte le attività siano state svolte e non è pervenuta alcuna comunicazione riguardo la chiusura del progetto. E’ stato quindi accumulato un ingente debito con il personale, con i fornitori e con gli stessi rifugiati. Da aggiungere a questa incredibile situazione c’è la vicenda dei cosiddetti Cas. Da settembre 2016 il Prefetto di Reggio Calabria si è rifiutato di saldare il dovuto. Stiamo raggiungendo il punto di non ritorno. Se non ci sarà l’assegnazione programmata non solo finirà l’esperienza di Riace ma saranno messi in strada 165 rifugiati, almeno 50 bambini, circa 80 operatori, numerose attività commerciali che hanno fornito beni prevalentemente alimentari. L’economia di tutta la comunità modello mondiale di accoglienza e integrazione crollerà sotto un cumulo di macerie”.

La situazione è critica ma non c’è la volontà di arrendersi. Per l’intera estate c’è stato un sit in nella piccola piazza di Riace dove volontari e rifugiati hanno protestato insieme al sindaco Lucano portando avanti per giorni un digiuno.

La determinazione prevale sulla stanchezza di un uomo che si è fatto portavoce di quanti come lui credono sia possibile riemergere dal letargo sociale, civile e culturale. “Non posso credere che sia in corso una rivoluzione antropologica che vede il disintegrarsi di valori come l’accoglienza e la solidarietà. Se il resto del mondo si preoccupa di alzare muri, noi non vogliamo far parte di questo processo di disumanizzazione!”.

Questo paesino della Locride, a 70 km da Rosarno, conosciuto in tutto il mondo per il ritrovamento in mare della coppia delle statue in bronzo avvenuta nel 1972 ritorna a far parlare di sè nel 1998 quando una mattina di luglio sbarca una nave colma di 300 curdi irakeni del Turkistan accolti dignitosamente dall’intera popolazione calabrese e dal sindaco che all’epoca era un professore di chimica presso l’Istituto tecnico di Roccella Jonica. Dopo un primo soggiorno presso la Casa del Pellegrino, a 2 km da Riace vicino al santuario dei santi Cosimo e Damiano, Mimmo Lucano inizia a frequentare gli stranieri instaurando con loro un rapporto di amicizia, fiducia, rispetto.

Da qui nasce la volontà di accogliere i nuovi cittadini e consentire una rinascita per Riace.

“Dal mare arrivano i miei antenati, i fondatori della Magna Grecia, dal mare arrivano i bronzi e dal mare arrivano i migranti. Noi e i migranti siamo la stessa cosa” ha dichiarato ’Mimmo il curdo’, così affettuosamente soprannominato. Da consigliere comunale, nel 2004 Mimmo Lucano si candida come sindaco di Riace presentando un programma semplicissimo: rendere cittadini calabresi i migranti e i rifugiati politici. La promessa è stata realizzata grazie alla tenacia di un uomo che non ha esitato a contattare coloro che anni fa avevano abbandonato il piccolo comune emigrando anch’essi in cerca di fortuna. Nessuno di fronte alla nobilissima proposta di Mimmo Lucano ha negato la possibilità di donare un alloggio agli stranieri. Così le vecchie cantine e i vetusti garage si sono trasformati per esempio in laboratori artigianali dove giovani ragazzi possono offrire i loro manufatti realizzati in base alle tecniche tipiche dei loro Paesi d’origine: c’è chi tesse sciarpe colorate, chi soffia il vetro, chi lavora il ferro e molto altro.

                                          

Il progetto di Mimmo Lucano, che nel 2010 è stato premiato come miglior sindaco del mondo nella World Major Prize, oltre ad essersi rivelato straordinario in termini di solidarietà, accoglienza e integrazione ha portato dei benefici anche all’economia locale, dato che il borgo è tornato ad essere una meta turistica.

Incontrare quest’uomo è stata un’opportunità preziosa per conoscere ciò che anima la battaglia titanica di un paese del Sud Italia che non si identifica nella politica razzista e xenofoba che sembra si stia diffondendo nell’intera nazione.

Caro sindaco, lei ha incentrato il suo programma politico sull’accoglienza, è riuscito ad offrire un esempio di onestà in un contesto storico che scoraggia, ha saputo osare, andare controcorrente. Se dovesse trovare un sinonimo alla parola politica intesa nella maniera in cui la sta vivendo lei quale utilizzerebbe?

Siamo abituati a portarci addosso il trauma della sconfitta, a sostenere il peso della rassegnazione, a ripetere che non è possibile ma vede… non ho mai accettato di rassegnarmi al prevalere di un atteggiamento che non è a dimensione umana. La politica deve poter cambiare il corso dei fatti, deve saper migliorare lo stato delle cose. Non ho la presunzione di dire o fare cose giuste, ho sempre molti dubbi. Non vorrei mai che dall’agire politico possa derivare un torto verso l’altro, ma sento di avere delle certezze solidissime che risiedono nel mio pensiero politico basato sui valori umani. Prendere posizione in una terra dove si vivono delle oppressioni legate ad una cultura della prevaricazione, della prepotenza, attraverso dei sistemi poco visibili non mi spaventa. Questa è un’esperienza legata all’accoglienza e tale vorrebbe continuare ad essere.

Il clamore mediatico sulla vicenda Riace ha contribuito a sostenere la sua battaglia titanica? Quanto ha inciso il sostegno che ha ricevuto dagli intellettuali come Roberto Saviano e altri esponenti di spicco della cultura italiana?

La risposta che ho ricevuto è stata straordinaria. Siamo in molti ad osservare un’Europa che si sta smarrendo in una dimensione che non è per nulla solidale, una dimensione nella quale molti di noi non vogliono riconoscersi. Sembra che sia in corso una gara a chi alza più muri. Dov’è finito quel mondo che sognavamo senza bandiere? Sembra essere stato seppellito sotto le macerie di questa nuova società che riduce tutto a delle idee in cui prevalgono i nazionalismi senza umanità. Il sostegno che ho ricevuto finora è come se avesse rafforzato quel principio secondo il quale finchè ci sarà anche una sola persona che lotta per i diritti umani allora potremo continuare a sperare in un’umanità differente. E’ una strada difficile quella che si sta percorrendo ma non abbiamo altre soluzioni. Noi chiediamo la normalità perchè questa nuova barbarie del fascismo deve finire subito.

C’è un libro che lei consiglierebbe a quanti continuano ad alimentare delle correnti di pensiero fondate sul razzismo?

Cito il testo che mi ha regalato di recente Padre Alex Zanotelli: “I poveri non ci lasceranno dormire”.

Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, nelle recenti settimane ha svolto a Riace un campo giovani e in questo borgo venerdì 31 agosto ha ricevuto insieme a Gino Strada e Chiara Sasso, fondatrice di Re. Co. Sol. – Rete dei Comuni Solidali, la cittadinanza onoraria.

“Come segno di riconoscenza per il suo lavoro e il suo incessante impegno a favore degli ultimi del mondo. Grazie Padre Alex per tutto quello che fai e hai fatto nella tua vita”; è questa la motivazione che il sindaco di Riace Mimmo Lucano ha pronunciato durante l’evento che si è svolto in piazza donna Rosa, lo stesso luogo dove il sindaco alcuni giorni prima aveva dato inizio a un digiuno di protesta per la mancata erogazione dei fondi destinati all’accoglienza proprio in presenza dei giovani del campo di lavoro GIM e di Padre Alex Zanotelli.
Sostenere la battaglia di Mimmo Lucano e della sua comunità è ciò che mi ha spinto a raggiungere Riace, ma il senso del mio viaggio risiede nella condivisione della lettura avvenuta anche fra le strade di questo borgo.
 
Con un immancabile carico di libro ho girovagato tra le vie del paese arroccato su una collina mettendo in atto uno dei progetti a me più cari, il “Vagabondaggio letterario” che ha sorpreso ed entusiasmato.
Con gli abitanti del borgo e le donne che provengono dall’Etiopia, Siria, Marocco abbiamo condiviso letture ed emozioni, parole e sentimenti.
 
Lì dov’è il fulcro della protesta ho lasciato dei libri a disposizione di tutti come simbolo di condivisione perchè la lettura crea ponti.
La cultura ricostruisce ciò che l’ignoranza distrugge.
Sosteniamo Riace, Patrimonio dell’umanità.

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