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È il 1992 e Mario Boccia, fotografo e giornalista, si mette in viaggio per Sarajevo, un Paese tormentato dalla guerra.

Da quell’esperienza è nato un albo illustrato edito da Orecchio Acerbo nel quale l’autore racconta una storia semplice e delicata quanto drammatica e struggente.

“La fioraia di Sarajevo” è il titolo del libro illustrato sapientemente da Sonia Maria Luce Possentini che ricostruisce l’incontro avvenuto tra Mario Boccia e una donna del mercato di Markale.

Il dolce sorriso della fioraia che malgrado l’incuria intorno continua a vendere i suoi fiori, attira l’attenzione del fotoreporter che le chiede quale sia la sua etnia.

«Sono nata a Sarajevo» gli risponde aggiungendo qualcosa che Mario Boccia annota velocemente per poi fotografarle il volto.

La donna non le svela né il nome né l’etnia, è sufficiente sapere che non intende piegarsi alle divisioni etniche e religiose, e il suo principale obiettivo è svolgere il suo lavoro con fierezza e convinzione.

    “Ma un fiore è serbo, croato o musulmano? “

La sua identità è mantenere fede a un patto con la vita malgrado le bombe, la fioraia intende difendere la bellezza nonostante la distruzione.

La guerra continua a seminare morte, Sarajevo è ormai prigioniera di un assedio feroce che dura quattro anni e dopo uno dei tanti massacri, l’autore ritrova la fioraia al mercato in cui lavora, con i suoi fiori e col suo sorriso… quella è l’ultima volta che i due si vedranno.

Da queste pagine emerge il rispetto e la profonda ammirazione per una donna che con semplicità e determinazione decide di non lasciare che la ferocia del conflitto cambi la sua vita.

La fioraia resiste offrendo la delicata bellezza della sua merce: fragili fiori di carta.

Di grande impatto sono poi i volti luminosi dei bambini, dagli sguardi accesi e curiosi donando candore alle tavole che compongono un testo commovente dove emerge l’innocenza di quanti subiscono ingiustizie inenarrabili.

Mario Boccia continua a lavorare in scenari di guerra, povertà e disastri ambientali cercando di individuare segnali di speranza e di ricostruzione anche nelle situazioni più disperate.

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