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“La figlia del dottor Baudoin” di Marie-Aude Murail, tradotto da Sara Saorin e pubblicato dalla casa editrice CameloZampa nella collana “Le Spore” è un libro che affronta in maniera delicata il tema dell’adolescenza raccontando la storia di una ragazza che decide di interrompere la gravidanza.

La bellissima copertina di Rossana Bossù anticipa la meraviglia di un testo che è arrivato finalista nel Premio Scelte di Classe, categoria 14-16 anni, e nel Premio Orbil nella categoria Young Adults.

La trama vede due medici lavorare nello stesso ambulatorio: Jean Baudoin, il fondatore, che risulta essere in piena crisi esistenziale, annoiato del suo lavoro e inquieto che ha perso ogni slancio verso la propria professione così come sembra essere infastidito dalla presenza dei figli…

“Era nervoso come gli animali all’approssimarsi di un cataclisma. Gli sembrava che tutto quello che aveva rappresentato la sua vita fino a quel momento, tutto ciò che contava per lui, sarebbe andato in frantumi. Ma non sapeva da dove sarebbe arrivato il fulmine, né chi avrebbe colpito”.

… mentre Vianney Chasseloup è un giovane dottore alle prime armi, con uno sguardo ottimista, denso di profonda umanità verso gli altri, pieno di buoni propositi che ogni mattina onora il giuramento di Ippocrate, che ascolta le magagne familiari dei pazienti sfiduciati e stanchi.

Chasseloup infatti cura tutti quelli che Baudoin non vuole più ma un giorno inaspettatamente compare una ragazza graziosa dagli occhi blu, quasi viola. Lei è Violaine ed è la figlia del dottor Baudoin.

Violaine ha diciassette anni, frequenta l’ultimo anno di liceo ed è la figlia maggiore di una famiglia nella quale il padre e la madre svolgono una professione prestigiosa, sono colti, aperti al dialogo, disponibili a parlare di argomenti tabù come l’uso del contraccettivo ma questo non basta ad evitare alcune situazioni nelle quali si ritroverà la figlia.

Violaine scopre di essere incinta e questo induce la ragazza a compiere una scelta. La decisione di interrompere la gravidanza non è presa con superficialità ma con un tormento interiore che non dà pace alla giovane protagonista di un libro che consente ai lettori di addentrarsi in un argomento spinoso e non facile da argomentare.

L’autrice con la sua inconfondibile ironia, con le sue battute dissacranti, le osservazioni di grande acume, il sarcasmo e i giochi di parole stila un divertente ritratto di famiglia, affronta questioni insolite per una narrativa rivolta ai ragazzi come la deontologia medica e non cade mai nel giudicare i buoni e i cattivi.

Non mancano le riflessioni sui legami basati sull’amicizia come quella tra Violaine e Adelaide che si conoscono dalla prima elementare; sulla fiducia, sulla solitudine, sul passaggio dall’adolescenza alla maturità e lo fa senza dispensare consigli o dare sentenze di giudizi ma offrendo un respiro profondo all’asfissia dei silenzi.

Virtù e debolezze si alternano in una narrazione che possiede un meccanismo stilistico formidabile dove ogni personaggio assume un ruolo centrale tale da apparire indispensabile alla trama così tra silenzi e confessioni, tra paura e coraggio Violaine prende la sua decisione.

 

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